Attualità

Argentina fallita con i nostri soldi

Indiscreto 30/08/2019

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L’Argentina sta fallendo per la nona volta nella sua storia, senza mai essere stata coinvolta in guerre mondiali o in catastrofi di altro tipo. Una situazione simile a quella del Venezuela di Maduro: semplicemente in un paese con buonissime potenzialità e popolato da gente mediamente civile hanno fallito tutti.

Sia lo statalismo peronista (che ad ottobre dovrebbe tornare nelle persone di Alberto Fernandez e della rediviva Cristina Kirchner, una che da presidente ha nazionalizzato qualsiasi cosa e taroccato i dati dell’inflazione), sia il liberismo incarnato dall’attuale presidente Mauricio Macri, proprio l’ex presidente del Boca Juniors.

Nella sostanza, come si è letto ovunque, l’Argentina non riuscirà a pagare nemmeno le rate del prestito da 57 miliardi di dollari che il Fondo Monetario Internazionale (l’FMI più volte citato dai nostri media, a seconda del politico che mette nel mirino) le ha concesso l’anno scorso per salvarla da un default che per essere scongiurato necessita, sommando le varie scadenze ravvicinate, di 110 miliardi. Sempre di dollari, provate voi a vendere titoli di stato espressi in pesos.

 

Abbiamo letto varie analisi sull’argomento, con la gravità della situazione che può essere sintetizzata dal rendimento dei titoli di stato argentini a breve, ormai verso il 40% annuale. Insomma, siamo leggermente oltre le nostre fibrillazioni a comando per qualche punto di spread. La prima domanda di noi del bar è quindi senza risposta, avendo fallito in Argentina qualsiasi tipo di ricetta: probabilmente tutti hanno vissuto sopra le proprie possibilità, come un paese occidentale ricco ma senza esserlo e senza nemmeno essere agganciati a un treno come l’Unione Europea, che non ti lascia fallire nemmeno in caso di malafede (come la Grecia) per non mettere a terra le banche dei paesi trainanti. Ma se fallisce l’Argentina c’è qualche banca francese o tedesca a cui freghi qualcosa?

 

 
Dovrebbe in teoria averne un danno l’FMI, che però non è una superbanca, come spesso viene descritto (una banca, anche gestita da un pazzo, non farebbe mai credito all’Argentina), ma un mero strumento di politica internazionale nelle mani di Stati Uniti e di pochi altri paesi, visto che il suo ‘azionariato’ è proporzionale ai capitali conferiti. E in questo senso l’Italia risulta il settimo paese del mondo, con il suo circa 3%, dietro a USA (16,5), Giappone, Cina, Germania, Francia e Gran Bretagna. In altre parole, grezze ma non troppo, ogni 100 miliardi di prestiti dell’FMI 3 sono nostri. Anche questa una cessione di sovranità, una delle tante, visto che se volessimo questi 3 miliardi potremmo darli all’Argentina (o al Venezuela, o a qualsiasi stato) direttamente ricavandone vantaggi commerciali e di altro tipo. Perché non possiamo prestare soldi ad un paese a noi affine, invece che metterli in un calderone governato da logiche geopolitiche di altri?

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