Attualità

Perché Threads

Stefano Olivari 15/12/2023

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Questa mattina ci siamo iscritti a Threads, da ieri disponibile in Italia, e abbiamo visto che tanti nostri amici lo hanno fatto. Il primo pensiero è che alla quasi totalità delle persone non importi assolutamente nulla di Threads, ammesso che sappiano qualcosa del clone di Twitter-X creato da Meta: infatti per iscriversi basta il proprio account Instagram. Il secondo è una domanda ovvia: perché bisognerebbe usare il nuovo social network di Zuckerberg invece di quello di Elon Musk? Il terzo è che Facebook è morto, lo era già da tempo al di là del fatto che per pigrizia non ci si disiscriva, e che questa operazione di cannibalizzazione lo certifica. Il quarto è il più doloroso di tutti: abbiamo qualcosa da dire?

Al di là della filosofia, in pratica Threads è uguale a Twitter e a meno di un’eplosione del numero di fancazzisti nel mondo il successo dell’uno dovrebbe essere legato all’insuccesso dell’altro. Diversi nonni multimediali ci hanno spiegato che Threads funzionerà perché fa parte del fediverso (fino a pochi giorni fa pensavamo c’entrasse Federer), quindi può comunicare con tanti altri social network o piattaforme di microblogging come il citatissimo Mastodon, Gnu social, Diaspora e altri conosciuti soltanto da nerd che ti compatiscono perché tu svendi la tua privacy a Zuckerberg mentre loro sono fighi e non li profila nessuno.

Al di là dello scherzo, volevamo chiedere a chi se ne intende se Threads è una cosa che ha un futuro, e quindi meriti che ci si perda del tempo (un Muro del Calcio lì sarebbe più bello? Più friendly? Più qualcosa?), o che è destinata a vivacchiare per anni a metà del guado spinta dal colosso che ha dietro prima di essere chiusa nel silenzio, in stile Google+. A occhio ci sembra che rispetto a Twitter sia più intuitivo interagire, capendo chi sta rispondendo a che cosa, però la storia tech e la stessa storia del mondo insegnano che esserci al momento giusto è più importante che essere ‘meglio’.

stefano@indiscreto.net

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