Calcio

Perché l’Italia tifa contro la Francia

Stefano Olivari 29/06/2021

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Svizzera-Francia è stata una delle partite più spettacolari di Euro 2020 e forse la più sentita dagli italiani, anche oltre quelle della Nazionale di Mancini. I nostri vicini di casa non seguono il padel, come del resto noi (ma stando ai media italiani il padel interessa più della Champions League, ci fidiamo), l’urlo di mezzo condominio al gol di Gavranovic è stato da Tardelli ’82 e anche il 99,9% di chi non urla ha accolto con soddisfazione l’uscita dalla competizione dei favoriti. Bisogna vergognarsi di tutto ciò? Ovviamente no, senza tifo il calcio non esiste.

Il perché è semplice, almeno per chi ama il calcio e sa che senza tifo il suo valore è zero: il tifo contro è quasi sempre più intenso del tifo a favore, la gioia per la nostra squadra è sempre inferiore al dispiacere per i successi delle rivali. Lo juventino festeggia di più i suoi scudetti o le sconfitte dell’Inter? E viceversa… Ma anche senza andare su Pisa-Livorno o cose simili, a prescindere dalle maglie è impossibile seguire un evento sportivo senza simpatizzare per qualcuno. Magari perché ci piace quel giocatore o ci interessa la sua storia personale, perché abbiamo scommesso, perché quella squadra è palesemente più debole, cose del genere. È anche per questo che non abbiamo argomenti da opporre agli allenatori frustrati, agli eunuchi che mettono tutto sullo stesso piano, Roma-Lazio come lo studio della catena di destra del Rosario Central, Napoli-Verona come la sottile differenza fra trequartista ed enganche.

Il tifo contro, dicevamo. Nessuna squadra in Italia è detestata come la nazionale francese, per diversi motivi e tutti abbastanza recenti. Perché la Francia prima del 1998 era una cosa (Platini il nostro preferito di tutti i tempi e di tutti i passaporti) e quella dopo è diventata un’altra, unendo alla narrazione calcistica uno sciovinismo che da loro è naturale anche nelle persone più colte, mentre da noi è quasi un vezzo, a qualsiasi livello sociale, parlare male dell’Italia. Non stiamo parlando della casta, ma della signora che cerca una raccomandazione per il figlio e poi al mercato ti dice che i politici rubano. Perché la Francia  gioca mediamente da cani, pur avendo grandi giocatori o forse proprio per questo: ovviamente a maglie invertite esalteremmo la completezza tecnica di un Benzema di Bari o gli scatti di uno Mbappé brianzolo, ma, appunto, le maglie non sono invertite. Perché la Francia non rappresenta più una grande nazione europea ma un mondo globalizzato, finanza senza controllo con una robusta spruzzata di Islam, perdita di identità spacciata per liberalismo, secoli di storia svenduti: esultando per le sue sconfitte ci illudiamo, ingenuamente, di fermare tutto questo.

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