Economia

Pechino-Mosca in finale

Italo Muti 04/02/2011

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di Italo Muti
Parafrasando Vasco, cosa succede, cosa succede in città? Spostandoci più a sud, cosa succede in Africa? Rivolte improvvise nate dalla fame, un innesco pericoloso, come la povertà. Di solito contigue. Tunisia, Egitto e Giordania in itinere, stanno segnando questo inizio 2011 con il simbolo del sangue. Spettatori o attori preoccupati?Un ruolo decisivo sta anche alla vecchia Europa, morta da tempo, anche se nessuno lo dice.
Morta nella spirito, morta nelle azioni e, senza dubbio, morta nel cuore. Se la Tunisia, ha un determinante preciso, la rivolta del pane, la cosa sospetta è l’evolversi della situazione e la sua dinamica. Dopo la Tunisia, con Ben Ali in fuga, la febbre è arrivata in Egitto, improvvisa e devastante. Anche la Giordania ha lo stesso problema ma, i regnanti, edotti dagli esempi precedenti, hanno preso delle contromosse. Tempistica, evoluzione geografia delle ribellioni…tutti vittime della voglia di libertà, oppure sublime e bastarda regia che soffia sulle teste dei muslim, incapaci di vedere oltre il proprio kebab?
La successione degli eventi è interessante, come se fossero dei fuochi pirotecnici ad incastro, slam perfetto, e la geografia del potere cambia. I fondamentalisti hanno la chance di portarsi ai vertici ed affrettare i piani già pronti da tempo. Già , solo noi non vediamo una mazza, ovviamente Marrazzo escluso, imberbi, assonnati e completamente ubriachi di parole come integrazione, moschee, diritti e mai doveri, scuole coraniche, abbasso il crocefisso. Naturalmente il tutto condito con laicità e solidarietà. Il supermercato della svendita dell’identità e della cazzata perpetua. Non esistono musulmani moderati. Esistono i musulmani, con le loro regole, la voglia di conquista e di imporre il loro credo e il loro modo di vivere. Adesso che Tunisia ed Egitto sono senza guida, le carte del mazzo sono nelle mani di differenti giocatori, e gli orizzonti potrebbero cambiare vorticosamente.
Egitto e Giordania con guida islamica, sono una trappola mortale per Israele, e se cadesse Tel Aviv, il nostro futuro sarebbe breve. Il bello è che Iran, Siria, Hezbollah e Gaza parlano tranquillamente in russo e, se anche Egitto e Giordania dovessero entrare in questa orbita, il Medio oriente potrebbe incendiarsi pericolosamente, anche dal punto di vista economico. Petrolio a 200 dollari al barile, per esempio, con tutto quello che ne consegue. Avendo poi Trichet alla guida della Banca Coglioni Europei, la frittata sarebbe completa.
Ma, se puro esempio, i cinesi, padroni di parecchi stati africani, stessero soffiando su vento di rivolta, affinché il fondamentalismo potesse finalmente scontrarsi ed indebolire ancora il morente mondo europeo, al fine di una rapida conquista con massicce mosse di acquisizioni azionarie di banche ed industrie? Hanno materie prime, popolazione in eccesso da esportare, valute pregiate a iosa, cash per poter acquistare qualsiasi cosa, volontà egemonica a bizzeffe, debiti sovrani occidentali in cassaforte, chi li potrebbe fermare in questo caso?
Per tutte le ragioni esposte in precedenza, la prima cosa fare è eliminare e limitare al massimo le quinte colonne,
evitare il fuoco amico, sempre perennemente democratico, e tutti i sensi di colpa che, i soloni del buonismo terzomondista hanno in maniera volgarmente prezzolata, iniettato nel nostro modo di vivere. Ad maiora….forse, con battaglia Pechino-MOCKBA per il challenge round con gli Dei?

(pubblicato per gentile concessione dell’autore, fonte: Dentro la finanza)

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