Calcio

Otto su tredici

Stefano Olivari 28/05/2009

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Sarà banale, ma vincere il massimo trofeo possibile (più del Mondiale-coppa del nonno) per un club europeo con tanti giocatori del vivaio è una cosa che non ha prezzo: lo sceicco, non necessariamente arabo, di turno potrà forse comprare le vittorie ma di sicuro non il ‘come’. Dei 13 scesi in campo a Roma per il catalano Guardiola c’erano ben 5 catalani cresciuti nel Barcellona: Victor Valdes, Piqué (che andò al Manchester United a 17 anni, per poi pentirsene), Busquets, il capitano Puyol (quello che sogna di venire in Italia, ogni anno), e ovviamente l’immenso Xavi. A proposito di Xavi, come presenze assolute nella storia del Barca ha davanti solo Migueli, l’indimenticabile difensore centrale (non catalano) degli anni Settanta e Ottanta. Poi gli spagnoli cresciuti nel Barcellona come Iniesta ed i ragazzi arrivati al Barcellona da minorenni: Pedro Rodriguez e soprattutto Lionel Messi (a 13 anni, dai Newell’s Old Boys). Otto su tredici erano insomma dei ‘nostri’, al di là del fatto che con la disponibilità di Marquez, Dani Alves e Abidal la statistica sarebbe cambiata. Cosa vuol dire? Che per club così strutturati la vittoria è un obbiettivo ma anche in un certo senso un ‘di più’, mentre senza la coppa alzata quelli più impostati sui mercenari (non pezzenti) hanno e danno la sensazione di avere buttato via del tempo.

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