Calcio

Non ci vorrebbe un amico

Libeccio 06/04/2011

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di Libeccio
In due sole partite l’Inter e Leonardo gettano al vento quanto di buono costruito in questi mesi e ipotecano negativamente una stagione che ancora avrebbe potuto riservare piacevoli sorprese… 1. Leonardo ha molto parlato di sé, della sua storia al Milan, del suo sogno, della sua filosofia di vita e di calcio, dei suoi desideri. Poco ha parlato della squadra, degli obiettivi che aveva e di come raggiungerli. Si è proposto come “amico” dei giocatori, come uno che molto da loro ancora aveva da imparare. Non è bastato.
2. Leonardo ha portato la squadra agli appuntamenti più importanti quasi addormentata e cullata da un assordante silenzio mediatico con l’allenatore che alle conferenze stampa parlava del sesso degli angeli e si pavoneggiava. La squadra si è deconcentrata e ha perso la combattività che la contraddistingueva (ricordate il rumore dei nemici? Se non esiste bisogna inventarlo…).
3. Andando poi sui singoli: Julio Cesar forse non è più l’insuperabile portiere di un tempo, come livello medio (perché di singole prodezze ancora ne compie tante). Cambiasso dopo l’anno scorso non ha più ritrovato la brillantezza ed anche il fatto di giocare più avanzato ne ha condizionato di fatto il rendimento. Motta nel ruolo che fu di Cambiasso (davanti alla difesa) si è rivelato un vero disastro: lento nel costruire e lentissimo quando è chiamato ad andare in interdizione. In più va aggiunto l’inserimento difficoltoso di Ranocchia e il lento declinare della condizione di Zanetti.
4. Nelle gare che contavano davvero Leonardo
è sembrato che schierasse la squadra prescindendo completamente dagli avversari, troppo liberi di fare ciò che volevano. A guardare l’Inter ieri sera è sembrato chiaro a tutti ciò che ad alcuni era sembrato palese: il fatto che i grandi successi dell’anno scorso, soprattutto quello grandissimo della Champions, aveva un nome e cognome soltanto: Josè Mourinho. Senza di lui per l’Inter quel trofeo sarebbe stato ancora precluso e chissà fino a quando. Un conto è stare ad alto livello (e l’Inter attuale può anche arrivare seconda in campionato), un altro fare quell’ultimo passo che tutti sognano di fare.
Libeccio

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