Basket

NBA 2022-23, la stagione di Banchero

Stefano Olivari 18/10/2022

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Comincia la stagione NBA 2022-23 e spariamo le nostre opinioni basate sul mercato e sulle partite di preparazione che non ci siamo fatti mancare, essendo la pallacanestro l’unico sport di cui riusciamo a guardare anche la spazzatura. Partiamo subito con il compitino sulle squadre da anello, secondo noi mai come quest’anno potenzialmente numerose visto che tanti superteam, moda che sta passando, sono alle prese con la testadicazzaggine delle stelle. Dovendo scommettere soldi veri però non andremmo oltre Warriors a dispetto del litigio Green-Poole, Bucks con Middleton sano, Sixers con Harden ed Embiid centrati e Maxey fenomeno pronto ad esplodere.

In un mondo normale dovremmo dare credito per il titolo NBA anche alla Givova Scafati, se schierasse Durant, Irving e Simmons, ma in questo accadrà un qualche casino di sicuro ed è possibile che due su tre finiscano la stagione con un’altra maglia rispetto a quella dei Nets. Fra le squadre con grande potenziale, ma che senza infortuni dei big delle altre avranno la finale di conference come tetto di cristallo, non andiamo al di là dei Celtics che hanno l’incognita allenatore (nel mondo di Google si può barare, ma onestamente Mazzulla non l’avevamo mai sentito nominare anche se adesso abbiamo letto che era nello staff da anni), dei Clippers dai troppi dubbi sulle condizioni di Leonard e George, con gli ultimi fuochi di John Wall, e degli stra-interessanti Grizzlies costruiti intorno a Ja Morant, che non hanno cambiato di fatto niente.

In questo secondo gruppo mettiamo anche i Lakers, di cui tutti parlano male ma che hanno rimescolato le carte, a partire dall’allenatore, e magari gli è entrata la mano giusta visto che hanno già LeBron James, uno scazzato Davis, l’incognita Westbrook e gli ottimi arrivi di Beverley, Schröder reduce da un bell’Europeo e Toscano-Anderson.

Sarà l’anno di Banchero? Mentre molti scambiano un post con la bandiera italiana con l’ufficializzazione dell’essere a disposizione di Pozzecco per tutta l’estate 2023 (previsione: no), lui ha tirato fuori una preseason da prima scelta assoluta quale è: il contesto dei Magic è perdente ma anche giovane, per lui ci sembra quello giusto almeno per guadagnare status. Sarà l’anno di Fontecchio? Crediamo di no, anche se lui è atleta e cazzuto: i Jazz da squadra da playoff in scioltezza si sono trasformati in circo da tanking, con le partenze di Mitchell, Gobert e Bojan Bogdanovic. Perdere e perderemo, alla Borlotti: per un europeo di solito una brutta situazione, se Fontecchio riesce ad emergere è un fenomeno (speranza: lui ogni anno migliora). Quanto a Gallinari, stagione persa per la causa azzurra: da ricordare quando si parlerà della generazione dei grandi perdenti, dei mercenari, eccetera. Forse, anzi senza forse, la verità è che non erano abbastanza forti, li abbiamo pompati noi: però le estati con l’Italia le hanno passate e Belinelli sembra abbia voglia di passarne altre.

Come squadra peggiore della NBA la scelta è ampia, certo gli Spurs è da un quarto di secolo, dall’operazione Duncan, che non fanno così schifo: il sogno Wembanyama, classico argomento da YouTube (con il fenomeno ben nascosto, diversamente non si spiegherebbe il passaggio dall’ASVEL al Metrolitans 92) c’è per Popovich ma anche per tanti altri. L’Eurolega sta crescendo molto, Bodiroga e Glickman hanno idee esplosive (su tutte il salary cap), e magari qualche appassionato di NBA si stancherà di guardare partite finte nel nome di un meccanismo, quello delle scelte, che ormai procura più danni che benefici.

stefano@indiscreto.net

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