Calcio

Morte di Garrincha

Stefano Olivari 20/01/2022

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Garrincha, chi non ha i brividi soltanto nel leggere questo nome? Il più amato calciatore di tutti i tempi, oltre che uno dei più forti, muore il 20 gennaio del 1983, a nemmeno 50 anni di età, in una clinica di Rio de Janeiro a causa di mille problemi legati all’alcolismo, cirrosi epatica su tutti. Fegato, pancreas, cuore: niente funzionava più in ‘Mané’ e lui non aveva tanta voglia di farlo funzionare. Gli ultimi 10 anni li ha vissuti senza soldi ma certo non dimenticato dalla gente. Che infatti gli rende omaggio a milioni, durante una commovente processione da Rio a Pau Grande.

Tutti sanno chi sia stato Garrincha, fermiamoci prima dello wikipedismo ed andiamo a ripescare un’intervista che avevamo fatto a Pià per il mensile dell’Associazione Calciatori. L’allora ragazzo brasiliano era appena tornato all’Atalanta dopo un ottimo campionato nell’Ascoli, parliamo del 2004, e poi avrebbe fatto una buona carriera girando mezza Italia. Da adolescente aveva giocato qualche anno nel Santos (lui è nato nello stato di San Paolo) e noi con originalità ci eravamo preparati una serie di domande per poter fare un titolo cialtrone del genere ‘Mi manda Pelé’.

Pià ci rispose con educazione, parlando bene di Pelé, del mister dell’Atalanta dell’epoca (era Mandorlini), insomma di tutti, poi ad un certo punto di sua iniziativa ci disse: “Io l’ho visto giocare soltanto in vecchie immagini, in televisione. Però il mio mito è Garrincha, perché in Brasile il mito è Garrincha”. Magari la stessa domanda ad un ventenne, anche brasiliano, di oggi, avrebbe un’altra risposta. O magari no.

 

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