Attualità

Miss Italia e il patriarcato

Stefano Olivari 21/11/2023

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Chi è Miss Italia 2023? Si chiama Francesca Bergesio, come non molti sanno visto che dal 2019 la manifestazione è scomparsa dai giornali e dai principali canali televisivi, vivendo soltanto sul web. La sua vittoria a Salsomaggiore, dove Miss Italia è tornata dopo 12 edizioni, ha fatto notizia perché la diciannovenne della provincia di Cuneo è figlia di un senatore leghista, ma per il resto la copertura mediatica di Miss Italia è stata minima rispetto agli anni d’oro, epoca peraltro arrivata fino a poco tempo fa, visto che nel 2012, ultima edizione condotta da Fabrizio Frizzi, la trasmissione fece quasi il 25% di share su Rai 1.

Parliamo di Miss Italia, che da quando è scomparsa dalla televisione generalista non seguiamo più, perché abbiamo letto che Francesca Bergesio ha lasciato un mazzo di fiori ed un biglietto davanti alla casa di Giulia Cecchettin, la ragazza la cui morte per motivi non tutti spiegabili sui media mainstream (non ultimo che il principale sospettato sia italiano e bianco) è diventata un pretesto per comizi e gare di esibizionismo. Mossa autopromozionale anche la sua? Le va almeno concesso il beneficio del dubbio visto che proprio sul palco di Miss Italia aveva portato un monologo contro la violenza sulle donne.

Veniamo faticosamente al punto: Miss Italia, preso come simbolo di trasmissioni, film, spettacoli, eccetera, che si basano sulla bellezza della donna, favorisce una certa cultura maschile di sopraffazione, che da una cinquantina d’anni viene definita patriarcato? La risposta delle televisioni è un sì, visto che rinunciano a un 20% di share facile quando qualsiasi trasmissione di Maria De Filippi è più volgare. La nostra risposta è un enorme NO, perché nella quasi totalità dei casi i criminali non sono fan o sfigati anonimi, ma mariti, compagni, fidanzati (o più spesso ex), oltre che violenti sconosciuti e per disgrazia incontrati. L’allarme riguardante i femminicidi in Italia è quindi al tempo stesso fondato (anche la morte di una sola donna, anzi persona, è inaccettabile) e infondato, perché sulla morte si può purtroppo essere oggettivi.

Secondo l’ISTAT nel 2021 sono state uccise in Italia 119 donne: 70 da un partner o da un ex (come si nota dalla cronaca, spesso ci sono situazioni di confine fra l’essere ex o meno), 30 da un altro parente di vario grado, 4 da un conoscente, 15 da sconosciuti. I dati parziali del 2023, questi del Ministero dell’Interno (li mettono sul sito quasi ogni settimana), dicono di 106 donne uccise, di cui 55 da partner, 32 da familiari o conoscenti e 19 da sconosciuti. In questo secolo l’Italia è quasi sempre stata sotto la media europea, quando a femminicidi, e la tendenza è verso un ulteriore calo. Dagli 0,46 ogni 100.000 donne residenti del 2009 si è passati agli 0,33 attuali.

Con questo non si vuole dire che il problema non esista, ma soltanto che a volte un caso viene estratto dal mazzo per dimostrare la propria tesi. Siamo di destra? Colpa degli sbarchi. Siamo di sinistra? Colpa degli italiani bianchi. Non è esattamente vera alcuna delle due cose, visto che questi partner o ex sono stranieri (qui statistiche non ne abbiamo, ma basta leggere) in proporzione superiore alla loro presenza sul territorio. Gli uomini italiani di oggi sono mediamente meglio di quelli di una volta, l’autoflagellazione a cui stiamo assistendo è al tempo stesso ridicola e tragica. Ci sono uomini italiani (e non) meritevoli della sedia elettrica e che invece dopo pochi anni sono di nuovo in circolazione, questo il problema.

stefano@indiscreto.net

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