Basket

L’uovo oggi di Kim Hughes

Stefano Olivari 06/02/2010

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di Oscar Eleni
I giocatori sono come i topi e le lucciole e nelle case dei buoni allenatori devono vivere spesso insieme. Per farli andare bene devi avere orecchio e, magari, il formaggio o la pianta giusta. Chiedete a Trinchieri se non stava bene fra i profumi cremonesi dove torrone torrazzo e tettazze hanno un significato metafisico.
Per il giovane Custer contro Cremona è giornata difficile. Diciamo che questo è il turno dei sentimenti violati. Repesa va a Roma dove ha fatto la fine del cardinale Colombo nel Papa Re. Ci porta la Treviso un po’ sorda al nuovo guidatore, ma incontra una squadra che sembra sentire poco anche le poesie di Boniciolli l’anarchico testabalorda, buono come il Grignolino. A Caserta hanno raccolto pomodori acerbi per riceve il Fabrizio Frates che guida i pirati di Montegranaro. Dipendesse da Sacripanti e dall’architetto sarebbe sfida fraterna. Sarà una battaglia durissima. Tanto per restare in zona Cantuki perché non tifare Dalmonte che osa sfidare Siena, appena uscita dal bagno turco, che va a trovare il suo ex assistente che ora lo vuole come aiuto per la Nazionale insieme a Capobianco.
Ci vuole cuore per stare su questo mare vi direbbe capitan Ventura, l’allenatore del Bari sette bellezze che a 61 anni ha molto da insegnare ai giovani fringuelli del pallone, che sia da calcio o da basket poco interessa. Lo sa Trinchieri, lo sa Stefano Cioppi dopo aver scoperto che alla Vanoli vedono il cielo blu anche quando tende al nero. Questo la NGC dovrà ricordarlo senza girare intorno al problema raccontandovi fasvole su zona oro e sona retrocessione: dopo le ultime 4 giornate, velenose e ingiuste, perdere sarebbe doloroso.

Ve lo potrebbe dire il Kim Hughes che ora guiderà i Clippers di Los Angeles, uno che che in Italia ha visto di tutto e regalato molto anche se a Roma il Bianchini, filosofo dell’uovo oggi da preferire alla gallina di domani come ricordano a Cantù, lo inserì nella lista infortunati per fare posto al due ante Clarence Kea che era adatto, più di quel mancino lungo e filiforme, ad entrare in collisione con il presidente Dino Meneghin che ora crede di essere nel mare di quiete e non sa che sotto il materasso federale ci sono vipere in servizio permanente effettivo.
Oscar Eleni

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