Economia

L’Unità e il Barcellona

Stefano Olivari 30/07/2014

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L’Unità è uno dei tanti giornali italiani, non solo di partito, sopravvissuti fino ai giorni nostri solo grazie ad assistenzialismo di Stato e finti imprenditori coinvolti nell’editoria ma interessati in realtà ad altri tavoli. Da venerdì non uscirà più in edicola, per la semplice ragione che una struttura di 77 dipendenti (per tre quarti giornalisti) e non sappiamo quanti collaboratori non poteva reggere con così poche copie vendute (ormai circa 20mila al giorno, un decimo rispetto a quando eravamo bambini). La litanìa in giornalistese, anche di centro-destra, su una voce che si spegne, il pluralismo e cose simili ve la risparmiamo, visto che che il giornale fondato da Gramsci è quasi sempre stato il maggior beneficiario di finanziamenti pubblici diretti per l’editoria e non abbiamo mai capito perché ci debba essere un interesse dei cittadini nel tenere in vita giornali dichiaratamente faziosi, a qualsiasi parte politica appartengano. Invece di piangere e di ricordare i bei tempi (vissuti con i nostri soldi), basterebbe chiedere un contributo annuale da 10 euro (dieci!) non diciamo agli elettori del Partito Democratico, ma ai suoi oltre 800mila iscritti, quindi a persone teoricamente più motivate. Azionariato popolare è un’espressione che porta sfiga, in particolare in Italia l’azionariato popolare non ha mai salvato nessuno, ma 800mila soci non li avrebbe nemmeno il Barcellona. Più modestamente basterebbe un appello di Renzi, con qualche hashtag dei suoi, per convincere almeno un decimo degli iscritti al PD. Anche se Renzi non è mai stato caldissimo nei confronti di un giornale che durante la sua ascesa lo ha osteggiato in ogni modo, senza arrendersi nemmeno di fronte all’evidenza. Conclusione? Autofinanziarsi, invece di piangere o di fare l’esame di democraticità a Paola Ferrari (difficile comunque che la sua gestione potesse essere peggiore rispetto a quella di Soru) o di ritenersi più meritevoli di tutela rispetto al piccolo commerciante (‘bottegaio’, si è letto a volte proprio sull’Unità) che si spara.

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