Attualità

Lo strano dei Giochi a Milano

Stefano Olivari 16/03/2017

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Eravamo a favore della candidatura di Roma ai Giochi Olimpici del 2024, siamo a favorissimo di quella di Milano per il 2028. La prima era concreta, al di là dell’essere pro o contro, la seconda soltanto allo stadio del bar Malagò-Maroni-Sala e comunque legata al fatto che nel 2024 si gareggi a Los Angeles e non a Parigi. Al di là di questi fattori esterni e dell’essere probabilmente sede della sessione CIO del 2019, manca ovviamente tutto il resto in un contesto dove in sei anni non si è riusciti a rifare il Palalido nemmeno con i soldi (un terzo, ma qualche tempo fa ce li avrebbe messi anche tutti e adesso è scappato) di Armani. Per fortuna della ipotetica candidatura manca anche una reale opposizione politica a quella sorta di pensiero unico milanese che è stato ben sintetizzato dal ballottaggio Sala-Parisi.

Di base si andrebbe più lisci con un governo cittadino di centro-sinistra anche in futuro: qualche allacciamento gratuito ai centri sociali, qualche slogan inclusivo (una fiera da strapaese come l’Expo, peraltro ottenuta grazie a Letizia Moratti, è stata passata come decisiva per il futuro del pianeta), qualche copertura culturale e il consenso sarebbe assicurato in un luogo dove i Cinque Stelle sono marginali e la gente non si arrabbia quasi mai, anche perché non esiste più la gente ma solo lobotomizzati ufficialmente produttivi del semicentro che scaricano app e mantenuti che in periferia vegetano davanti a Sky Sport e Mediaset Premium. L’unica strada che vediamo praticabile è quella di una candidatura portata avanti totalmente da privati, che riesca a vendere al popolo l’idea di Giochi a costo zero. Sarebbe comunque una ventata di aria fresca, perché i luoghi in cui non c’è niente da preservare abbondano.

Milano è stata in corsa per i Giochi del 1908, quelli che poi sarebbero andati a Londra dopo averli soffiati a Roma (l’Italia si ritirò a causa dell’eruzione del Vesuvio del 1906 e della conseguente ricostruzione) e a metà, nel senso che la candidatura morattiana fu ritirata prima ancora di essere presentata, per quelli del 2000. Il vantaggio rispetto al passato è che i paesi democratici che vogliano organizzare questi mega-eventi sono sempre di meno. Quindi forza Los Angeles e forza Trump (ma questo vale sempre).

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