Calcio

L’innovativo Jabulani

Stefano Olivari 04/06/2010

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Premesso che giochiamo senza problemi anche con i palloni che un tempo erano venduti insieme ai formaggini Tigre (grande esempio di collateral: ora non c’è più il pallone ma continuiamo a comprare il prodotto), non ricordiamo un Mondiale in cui il pallone non sia stato criticato dagli addetti ai lavori.
In particolare dai portieri, ovvio, partendo dal Telstar di Mexico 1970 per arrivare all’odierno Jabulani passando per nomi e design mitici (su tutti il Tango di Argentina 1978 e soprattutto Spagna 1982, antenato almeno a livello grafico dell’Etrusco di Italia Novanta). Scontate le critiche di Buffon e dei colleghi, scontatissime le difese degli uomini Adidas da Kakà in giù. Sì, perchè da quando è stato sponsorizzato il pallone Mondiale è sempre stato Adidas grazie a quel genio del marketing (secondo qualcuno anche del male) di Horst Dassler. La vera domanda è: quante società dilettantistiche cambiano il pallone solo perchè ne vedono una nuova versione ai Mondiali? In fondo le grandi aziende del settore sono solo tre, per non dire due, basterebbe mettere sul mercato solo il nuovo prodotto e il consumatore sarebbe comunque indotto a comprarlo. Di sicuro non potrà essere un obbligo, visto che sia la versione vecchia che la nuova rispettano gli stessi parametri regolamentari. Conclusione: tanta gente deve giustificare i propri stipendi.

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