Basket

L’Europa di Kurilic

Simone Basso 11/11/2010

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di Simone Basso
3 – La biografia di Drazen Petrovic continua con il racconto del suo unico ma intenso anno al Real Madrid, prima di andare nella NBA. A Caserta se lo ricordano bene…

“Desidero il peggio per il Real e per i suoi tifosi.”
“Avrei preferito mille volte giocare contro Magic Johnson che contro Bird.”


Il suo dominio divenne talvolta stucchevole, quasi quanto gli aeroplanini sfoderati dal fratello dopo i tiri della staffa;
in campionato arrivò a segnarne 112 (40 su 60 al tiro più 22 liberi) in una pantomima pomeridiana. Capì che per progredire costantemente, monetizzando la fama, il passo successivo sarebbe stato lo sbarco in una realtà meno approssimativa. Malgrado le controversie passate, preferì il Real alla Dotta sponda Porelli: era il 1988 e firmò un contratto ricchissimo, quattro anni a 1200000 dollari più una Porsche 959 col radiotelefono incorporato, un’esclusiva Reebok e con la Winston. A dispetto del tenore di vita da Re Mida, Drazen proseguì con l’allenamento duro, giorno dopo giorno; prese un alloggio a fianco della Ciudad Deportiva e continuò ad abbronzarsi alla luce artificiale della palestra…

Se la cabeza l’aveva portato a laurearsi in Diritto un anno prima, la cazzimma ne fece uno dei campioni meno biodegradabili del Vecchio Continente. Anche in camiseta blanca gli atteggiamenti provocatori, di rara antipatia, non mancarono mai. Al Pace e Amicizia ateniese, Real Madrid-Juve Caserta (finale di Coppa Coppe 1989) fu il quadro perfetto, esagerato, dello splendore (e dei vuoti di sceneggiatura) di Drazen e di quel basket. Una partita irripetibile per pathos e follia (117-113 dopo un tempo supplementare) con un Mozart sublime da 62, 12 su 14 da due, 8 su 16 da tre, 14 su 15 ai liberi e 5 assist. Gli scugnizzi di Marcelletti, più leggeri e privi di una panca affidabile, sciorinarono una performance clamorosa surclassando a rimbalzo gli spagnoli (42-29), con Gentile (34 e 10 carambole) e Oscar (44) sugli scudi.

Come volevasi dimostrare, anche quel portento di contesa subì gli influssi della sindrome di Boris: misero ad arbitrare Kurilic, un amico di Drazen (!), e risultò decisivo… “Non vorrai mica far vincere gli italiani?” urlò Petrovic al connazionale. Nel finale convulso dei tempi regolamentari, Rigas fischiò un fallo su Gentile a tempo scaduto che avrebbe decretato l’impresa casertana; ma il grigio jugoslavo intervenne e annullò. I commenti del dì dopo magnificarono lo splendore dei quarantacinque minuti, sottolineando le miserie dello zufolaggio (Diario 16 scrisse “Arbitros favoriericon al Real Madrid en momento claves del encuentro”) e la bipolarità diabolica dell’asso croato. Che fece pentole e coperchi confezionando un primato imbattibile in ambito europeo, almeno quanto i 61 di Elgin Baylor nelle Finali Nba, ed esibendo una maleducazione (insulti a giocatori, tifosi e dirigenti avversari) altrettanto impareggiabile. (fine terza parte – continua)
Simone Basso 
(in esclusiva per Indiscreto)

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