Basket

Le prospettive dei Nets

Stefano Olivari 31/03/2010

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di Stefano Olivari
‘We got ten!’. Questo l’annuncio dello speaker dell’Izod Center dopo la vittoria di lunedì dei Nets sui San Antonio Spurs. Una versione minore degli Spurs, va detto, senza Tony Parker e anche senza Ginobili, con Mason che si è fatto male e Duncan al suo minimo storico di atletismo.
La decima vittoria stagionale, che dal punto di vista statistico conferma i Sixers 1972-73 come la peggior squadra NBA di tutti i tempi (record 9-73) in una stagione regolare a 82 partite. La cosa curiosa, almeno secondo noi, è che quei Sixers e nemmeno questi Nets possono essere considerate tecnicamente le peggiori squadre dell’era moderna.
I Sixers 1972-73 avevano appena perso Billy Cunningham (andato nei Cougars della ABA), proprio il Cunningham poi allenatore nell’era Doc, ma erano pieni di talento: Manny Leaks e Dave Sorenson (il primo provinato a Milano, come possibile sostituto di Joe Isaac nell’All’Onestà, il secondo amatissimo nella Stella Azzurra Roma guidata da Valerio Bianchini), Fred Carter e Hal Greer, Jeff Halliburton e John Q. Trapp, Tom Van Arsdale e Bill Bridges, John Block e lo stesso Kevin Loughery che nella seconda parte di quella disgraziata stagione fu allenatore-giocatore. Il problema vero fu il folle numero di infortuni e di cambi di roster, ma nel settore ‘peggiori squadre’ i veri impresentabili sono quelli che bordeggiano i playoff, senza ambizioni e senza programmi.
Gli stessi Nets di adesso, Prokhorov a parte, hanno un nucleo su cui ricostruire prima a Newark e poi a Brooklyn. Aggiungendo uno che sposti gli equilibri ai vari Devin Harris, Brook Lopez, Chris Douglas-Roberts, Courtney Lee e Yi Jianlian la squadra può essere da playoff, figuriamoci se le aggiunte dovessero essere due. Non passeranno quindi alla storia come quelli statisticamente peggiori, ma forse in tre anni saranno da titolo. Napoli-Rieti, ma sarebbe meglio dire Papalia per non offendere le due incolpevoli città, non ci sembra abbia queste prospettive.

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