Economia
Le mani di Nvidia su Open AI
Indiscreto 23/09/2025

In un’era in cui l’intelligenza artificiale è il motore trainante dell’economia globale Nvidia emerge come il re indiscusso del settore, ogni giorno una notizia o un bollettino della vittoria che avrebbe fatto sembrare autoironico quello di Diaz. Al centro di questa ascesa c’è Jensen Huang, l’uomo che invece di giocare al Fantacalcio, come noi, o di analizzare i movimenti di Rabiot, ha trasformato un normale produttore di chip grafici in un gigante. L’ultima mossa, l’abbiamo letta tutti, è l’investimento da 100 miliardi di dollari in OpenAI, annunciato lunedì 22 settembre 2025, per finanziare la costruzione di un data center epocale. Non si tratta solo di un’iniezione di capitali: è una mossa che cambia le aspettative del mercato sulla startup di Sam Altman, contribuendo a silenziare i dubbi su come OpenAI avrebbe onorato i suoi impegni multimiliardari recenti.
Per Nvidia è un’operazione non così strana, si tratta della solita strategia di Huang di sfruttare la fiducia incrollabile degli investitori per rafforzare l’intera catena di fornitura dell’AI. Da ricordare anche gli accordi di Huang con clienti chiave come il fornitore di cloud CoreWeave, il rivale Intel e persino xAI di Elon Musk. Alla base un calcolo preciso, sintetizato nella cosiddetta “circolarità”. In pratica Nvidia sostiene startup affamate di soldi veri per garantire che queste, a loro volta, continuino a comprare i suoi chip.
Da quando Nvidia ha iniziato a cavalcare l’onda dell’AI con i suoi GPU Blackwell e Hopper, Huang ha trasformato la fiducia del mercato, che ha gonfiato le azioni Nvidia di oltre il 200% nell’ultimo anno, in un’arma per cementare il dominio della sua azienda. Facciamo l’esempio di CoreWeave, un fornitore di cloud computing specializzato in cluster AI: Nvidia detiene il 7% della società e, all’inizio di settembre 2025 ha siglato un accordo da 6,3 miliardi di dollari per riacquistare tutta la capacità cloud inutilizzata di CoreWeave fino ad aprile 2032. Risultato? CoreWeave usa quei fondi per espandersi, comprando più GPU Nvidia, che a loro volta alimentano servizi per clienti come OpenAI e Microsoft. È un meccanismo che in teoria opera solo a favore di Huang: la liquidità fluisce verso i partner, che la reinvestono nei prodotti Nvidia, sostenendo una domanda che altrimenti potrebbe vacillare.
Allo stesso modo l’investimento di 5 miliardi di dollari in Intel, annunciato la scorsa settimana, non è un atto di carità verso un rivale in ritardo sull’AI. I fondi aiuteranno Intel a sviluppare processori compatibili con le GPU Nvidia, aprendo mercati come i PC consumer dove Nvidia è debole. E non dimentichiamo xAI: a dicembre 2024, Nvidia è stata definita un “investitore strategico” da Elon Musk, e a marzo 2025 ha aderito a una partnership globale che include miliardi in data center e infrastrutture energetiche dedicate all’AI.
Questa circolarità, esaltata come geniale da molti giornalisti di settore, ha secondo noi del bar un punto debole: ipotizza una crescita infinita, gonfiando artificialmente la domanda.Per Huang è un rischio calcolato. In un’intervista al CES 2025 ha detto: “L’AI non è una moda; è l’industrializzazione del calcolo. E noi forniamo i mattoni“. La fiducia del mercato, che assegna a Nvidia un multiplo P/E di 50x rispetto ai 20x medi del settore tech, gli permette di finanziare questi colpi a basso costo, emettendo azioni o attingendo al bilancio senza intaccare i margini operativi, che restano al 60%.
A proposito di aspettative, Sam Altman ha confessato agli investitori l’autunno scorso che per Open AI prevede perdite per 44 miliardi entro il 2029, prima del primo profitto (forse). Insomma, è tutto bellissimo a anche a noi piace creare immagini gratis o quasi, ma non è ancora chiaro alla fine chi pagherà, anche se nella tastiera cialtronese c’è il comando rapido per scrivere ‘scenario win-win’.
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