Calcio

L’allenatore di Pelé

Stefano Olivari 08/05/2008

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Luiz Alonso Perez, in arte Lula, nato a Santos e morto cinquantenne a San Paolo per le complicazioni dopo il trapianto di un rene, guidò il Santos dal 1954 al 1966, osservando la nascita e gestendo l’esplosione del più grande di sempre (o giù di lì). Fra le vittorie, oltre ai campionati paulisti citati, due coppe Intercontinentali da battaglia (1962 e 1963, la seconda fu quella della ‘bella’ a Rio arbitrata da Brozzi, con il Milan di Luis Carniglia vittima di quell’era paleo-televisiva), due Coppe Libertadores e cinque Taca Brasil, il torneo che per poco più di una decina d’anni anticipò il campionato brasiliano (nato nel 1971). Oltre alle statistiche rimangono i tanti craque lanciati ed un litigio con Pelé, dai contorni mai completamente chiariti (una versione parla di dissidi per una chiamata da parte della CBF che O Rey avrebbe, secondo la leggenda, stoppato), che nel 1966 gli costò l’esonero. La vendetta arrivò due anni più tardi sulla panchina del Corinthians, che batté il Santos per la prima volta da tempo immemorabile. Ma ovviamente lui è passato alla storia come il distributore di maglie della squadra di Gilmar, Mauro, Mengalvio, Zito, Pepe, eccetera. Fama ingiusta, stando ai giornalisti brasiliani suoi contemporanei, riservata a quest’uomo che si era inventato allenatore senza far parte del mondo del calcio, partendo da semplice appassionato e…tassista. Anche stando a molti suoi ex giocatori, come ad esempio Pepe che in una recente intervista lo ha esaltato come scopritore di talenti e psicologo: ”C’era pochissima preparazione tattica della partita, ma durante i novanta minuti sapeva vedere meglio di chiunque i punti deboli degli avversari e dalla panchina non ci ha mai dato un consiglio sbagliato”. Personaggio d’altri tempi, che parlava un portoghese talmente sgrammaticato da far morire dalla risate anche i suoi calciatori, fra i quali gli intellettuali non abbondavano. Ricordato con affetto anche dal grande Zito, unico vero idolo di Pelé, in un’intervista concessa a Globo Esporte, oltre che ovviamente dal figlio Marcos che ha ricordato due episodi: ”Alla fine degli anni Sessanta il Real Madrid chiamò mio padre per ricostruire un grande ciclo, offrendogli più soldi di quanti ne avesse guadagnati nel resto della vita, ma lui disse no perché sperava in una chiamata del Santos. Chiamata che non sarebbe mai arrivata. Rimangono tanti attestati di stima e di affetto, fra questi ricordo quello di Pablo Picasso. Amante del grande calcio e del Brasile, che incontrò mio padre una volta in Francia e gli regalò un disegno, fatto al momento, con una dedica”. Il Santos di Pelé, ma non solo.

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