Attualità
L’AI causa disoccupazione?
Stefano Olivari 29/10/2025

L’intelligenza artificiale porta disoccupazione? La legge dei grandi numeri vuole che ogni tanto il nostro ‘Di qua o di là’ sia serio e quindi oggi proponiamo una domanda che comunque ci riguarda e che parte dalla notizia di Amazon che ha annunciato tagli a 14.000 posti di lavoro, con l’intenzione in prospettiva (ma nemmeno tanto) di ridurre fino al 10% della sua forza lavoro per così dire white-collar. Sul Wall Street Journal abbiamo letto che anche UPS ha eliminato circa 14.000 posizioni manageriali, solo che l’ha fatto nell’arco di due anni, e insomma ovunque la tendenza è questa. Senza andare su grandi aziende, basta entrare in una filiale bancaria di oggi e confrontare il numero di impiegati con quello anche soltanto di 10 anni fa.
Veniamo al punto: colpa dell’intelligenza artificiale? In certi settori, banalmente anche nel giornalismo, la risposta è chiaramente sì. Tutti i lavori non manuali fattibili da una persona di media intelligenza, di media cultura, senza creatività, senza riconoscibilità, insomma dalla maggior parte di noi, sono ormai fattibili dall’AI, spesso meglio e sempre con minori costi. La convenienza dal punto di vista delle aziende e dei loro azionisti non è nemmeno in discussione. Semmai si sposta su cosa possano fare queste persone, difficilmente riconvertibili nella direzione di un altro lavoro e spesso, diciamolo, senza l’umiltà per farlo a meno che non stiano morendo di fame.
Tanti analisti sostengono, ma potrebbe dirlo qualunque anziano industriale con il figlio influencer e la figlia che si occupa di sostenibilità, che le opportunità per lavoratori frontline, blue-collar o specializzati sono in crescita: le aziende lamentano carenze in mestieri come edilizia, sanità, ospitalità e costruzioni. Al contempo, assumono meno consulenti e manager, licenziano nel retail e nella finanza, e impiegano AI per compiti come contabilità e monitoraggio frodi. Quando il nostro consulente finanziario ci dice ‘Abbiamo performato come il mercato’ il primo pensiero è quello di comprare un ETF.
Venendo a noi, diciamo che la risposta al nostro ‘Di qua e di là’ è difficile perché va contro il senso comune di millenni, secondo cui studiare e fare lavori non manuali (dire intellettuali è troppo) rappresenti comunque un avanzamento sociale, a prescindere dal guadagno finanziario. La storia della famiglie del 90% di chi legge Indiscreto, e la stessa nostra, dice questo: per noi quattro nonni su quattro operai, genitori impiegati, noi boh ma comunque ci è andata bene. Il ‘meglio fare l’idraulico’ è un discorso da bar, che non a caso l’idraulico evita di fare per suo figlio, a meno che proprio rifiuti la scuola. La nostra risposta è quindi la terza (quella che una volta era De Zerbi) opzione, sì, l’AI devasterà il mercato del lavoro ma non devasterà le vite delle persone se ci sarà un cambiamento culturale. Non siamo catastrofisti, al di là delle cifre (c’è chi parla di 99% di disoccupati…), ma solo un po’ pessimisti sulla capacità delle persone di reinventarsi.
stefano@indiscreto.net


