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La vecchia doppietta pallacanestro-calcio

Stefano Olivari 20/02/2023

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Sabato siamo stati al Palalido per Urania-Stella Azzurra, poi a San Siro per Inter-Udinese: crediamo di essere stati gli unici, perché nella ora chiamata Allianz Cloud Arena i presenti erano meno del solito, nonostante l’orario (le 17) favorevole all’afflusso di pubblico. Scollinato il ‘Chi se ne frega?’ in stile Cuore, rubrica che potremmo proporre anche su Indiscreto, veniamo a ciò che volevamo dire: perché la doppietta pallacanestro-calcio, normalissima in molte città in un passato neppure troppo lontano, oggi sembra una cosa strana?

Alcuni amici, presi da non sappiamo quale match di Bundesliga, o peggio ancora di ‘Bundes’, ci hanno deriso… In altre parole, la monocultura calcistica è molto più forte adesso rispetto a pochi anni fa, non c’è nemmeno bisogno di risalire ai mitici ‘nostri tempi’, quando la distanza fra il Palazzo dello Sport (quello con il soffitto sfondato dal ghiaccio nel 1985) e lo stadio era di 200 metri, e la doppietta, con tutte le combinazioni possibili fra due squadre di basket di Serie A (una giocava al Palalido, comunque vicino) e due di calcio era la normalità per migliaia di persone. Certo non è che tornando a casa potessimo vedere registrato o in streaming tutto lo sport del mondo, ma la giornata aveva comunque 24 ore.

Un pensiero profondo nato dalle dichiarazioni di Gandini poco prima della bellissima impresa della Germani Brescia in Coppa Italia, citando numeri di non sappiamo qualche azienda di sondaggi secondo cui 16 milioni di italiani si dichiarano interessati alla pallacanestro. Ecco, magari metteremmo una virgola dopo l’1 e distingueremmo fra Nutribullet-Givova e Warriors-Celtics, anche se nell’All Star Game appena visto la NBA, con i due capitani mezzi rotti e nessun impegno nemmeno per rimarcare uno status, ha toccato il suo fondo: c’è più verità, e per noi piacere da spettatori, in una partita delle minors (sempre impressa nella testa un’espressione di coach Gurioli, “La Salonicco di Garbagnate”) che in tutta l’attuale stagione dei Nets.

Vogliamo dire questo: le persone moderatamente interessate a un po’ a tutti gli sport, non tanto all’accoppiata calcio-pallacanestro che magari in qualche bar di Bologna o Livorno è sempre viva, sono oggi molte meno rispetto a ieri. La possibilità di vedere tutto il calcio che si vuole non ha fatto bene nemmeno al calcio, ma di sicuro ha danneggiato mediaticamente gli altri sport: che resistono bene come pubblico fisico, perché gli appassionati generano altri appassionati, ma non sfondano a livello pop. Gli stessi numeri del tennis con gli italiani mediamente, contando i primi tre, più forti di sempre, purtroppo lo dimostrano. Tomba oggi non sarebbe Tomba e vent’anni fa Jacobs sarebbe stato una divinità mentre ora conquista spazi solo in occasione delle rare sconfitte.

stefano@indiscreto.net

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