Calcio

La tassazione sulla margherita

Stefano Olivari 12/06/2009

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Il fatto di essere diventati mediaticamente la serie B della Liga spagnola ha prodotto effetti devastanti sulla memoria dei dirigenti del calcio italiano, che fra i mille argomenti utilizzabili per spiegare questa situazione hanno scelto proprio l’unico che dovrebbero far cadere sotto silenzio. Cioé la differente aliquota fiscale fra Spagna e Italia per quanto riguarda determinate categorie di lavoratori provenienti dall’estero. Situazione spiegata da chi, dal grande club alla serie C-Lega Pro del macalliano budget-tipo (uno scherzo, a detta di chiunque lavori nelle serie minori), ha costruito le proprie fortune e sfortune sui pagamenti in nero…Forse Adriano Galliani è solo un omonimo di quell’Adriano Galliani dirigente del Milan negli anni Ottanta e Novanta, che visse da spettatore i tre mesi con la condizionale (trasformati in multa risibile, secondo gli schemi del patteggiamento all’italiana) inflitti nel luglio 2002 a Van Basten, Gullit e Rijkaard, per incassi in nero negli anni d’oro: 42 miliardi di lire il cigno di Utrecht, 18 per il fan di Mandela, 8 miliardi e 300 milioni il designer di mutande. Colpa dei tre calciatori, ovviamente, perchè la legge sul falso in bilancio avrebbe poi fatto dichiarare prescritto l’eventuale reato societario di Galliani e di altri ‘magnager’. Così facevano e fanno molti dirigenti non solo italiani, senza però improvvisarsi tributaristi da Scuola Radio Elettra né maestri di etica: il pizzaiolo non ci dà lo scontrino nemmeno dietro minacce, ma almeno non si giustica spiegando che a Madrid la margherita subisce un prelievo di solo il 25%.

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