Musica

La svolta dei Matia Bazar

Alvaro Delmo 02/11/2009

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di Alvaro Delmo

1. Quando si parla di band che hanno fatto la storia della musica italiana vengono fuori sempre i soliti nomi, da quelli più pop (come i Pooh) ai vari esponenti del progressive (tre nomi per tutti: Banco, Pfm e New Trolls), passando per i primi Litfiba fino ai Nomadi. Secondo noi c’è però un nome del quale è stata ampiamente sottovalutata l’importanza storica, ossia i Matia Bazar, con riferimento al periodo che va dalla fondazione all’abbandono di Antonella Ruggiero.
2. L’idea nostra è che la band ligure sia stata quella che ha segnato maggiormente “la svolta” della musica italiana verso un discorso di respiro moderno, distaccandola finalmente dagli anni Settanta dominati dal verbo dei cosiddetti cantautori e tracciando una strada che verrà in seguito ripresa e in un certo modo estremizzata da alcune produzioni più recenti. Subsonica in primis. Anni questi in cui, intendiamoci, mosse i primi passi anche il quintetto ligure ottenendo subito diversi consensi con brani che sarebbero diventati dei classici anche all’estero come Stasera che sera o Solo Tufino al trionfo a Sanremo nel 1978 con …E dirsi ciao, brano ingiustamente considerato minore del loro repertorio. E’ un periodo in cui traspariva già una combinazione di ingredienti (Antonella Ruggiero, Carlo ‘Bimbo’ Marrale, Piero Cassano, Aldo Stellita e Giancarlo Golzi) potenzialmente esplosiva e che più tardi avrebbe portato, con alcune modifiche, a un ulteriore salto di qualità. Prima di proseguire ci permettiamo di segnalare altre due canzoni di questa prima fase del loro percorso artistico che riteniano doverose di ascolto: C’è tutto un mondo intorno (1979, album Tournee, del quale ricordiamo un videoclip che guardavamo da bambini a Superclassifica Show) e Cavallo Bianco(1976, dal primo album Matia Bazar).
3. Ma torniamo a quella “svolta” di cui parlavamo, segnata nel 1982 dall’uscita di Cassano (che da lì a poco sarà tra gli artefici del successo di Eros Ramazzotti) sostituito molto brevemente da Mauro Sabbione (e a sua volta da Sergio Cossu), il quale diede un impulso però decisivo ai lavori successivi. I Matia Bazar scelsero infatti allora di modificare completamente il proprio sound, contestualmente a una immagine che si fece più curata e per certi versi eccentrica, virando su un uso stratosferico dei sintetizzatori che se da un lato ‘penalizzò’ temporaneamente la maestria acustica di Marrale e soci, dall’altro si sposò al meglio con i testi a tratti surreali e colorati frutto in gran parte della fantasia del ‘basso’ Stellita. Troppo facile in tal senso parlare di Vacanze Romaneche, portata a Sanremo 1983, mise all’epoca d’accordo più generazioni per il suo essere contemporaneamente innovativa e retrò. La genialità creativa della band è per noi infatti ancor meglio rappresentata da composizioni come Elettrochoc e Il Video sono io, contenute anch’esse nell’album Tango, un disco che giudichiamo imprescindibile in tutte le sue componenti. Così come da altre come Fantasia (da Berlino, Parigi, Londra… 1981) e le meno note Ultima volontà (duetto con Garbo, da Aristocratica, 1984) o Intellighenzia (sempre da Tango).
4. E potremmo continuare all’infinito, tanto è stato variegato e di qualità il repertorio dei Matia Bazar, che ottenero anche ulteriore visibilità internazionale grazie alla celebre Ti sento(da Melancholia, 1985) per poi registrare altri due ottimi album prima dell’uscita di Antonella: nel 1987 Melò, dal quale fu tratto il singolo di successo Noi, e nel 1989 il sottovalutato Red Corner, lanciato da Stringimi , che chiuse degnamente il cerchio di 15 anni di musica straordinaria.
Alvaro Delmo
(in esclusiva per Indiscreto)

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