Calcio

La sostituzione di Conte

Stefano Olivari 11/01/2021

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Le sostituzioni che Antonio Conte ha ordinato nel finale di Roma-Inter, cambiando in peggio la partita dei neroazzurri che infatti sono stati schiacciati nella loro area e poi sono stati raggiunti sul 2-2, sono un caso da manuale. Per vari motivi, ma soprattutto perché spiegano la grandezza del calcio e in parte del resto dello sport, l’unico settore in cui gli spettatori (o clienti, o pazienti, o seguaci, a seconda della materia) sono convinti di saperne di più dei principali protagonisti.

E noi non facciamo eccezione, perché se in teoria Perisic fresco può fare in contropiede più di Lautaro Martinez stanco e Gagliardini sano è meglio di Vidal mezzo rotto, davvero non troviamo una spiegazione razionale per avere messo i resti di Kolarov al posto di un Hakimi che continuava a sprintare. Non sono solo banali considerazioni tattiche, ma segnali di paura che si lanciano alla propria squadra e soprattutto agli avversari. Le classiche sostituzioni alla Trapattoni, che ai bei tempi ne aveva a disposizione solo due e non poteva fare tanti danni (anche perché ha quasi sempre allenato squadre forti).

Ma tornando al tema principale e lasciando da parte i vituperati giornalisti, come è possibile che uno che ha giocato all’oratorio e che le notizie le orecchia al bar (adesso nemmeno più, con l’asporto) ne sappia più di uno che da giocatore e da allenatore è da trent’anni nel calcio di alto livello? Non è possibile, infatti. Le carte e le competenze si mescolano, però, quando a prevalere sono i fattori emotivi. Lì Conte (Guardiola, Klopp, Giampaolo, Capuano, eccetera) ridiventa un uomo come tutti noi, con le sue fissazioni e il suo desiderio di dimostrare qualcosa a qualcuno. Ma anche dominare le proprie antipatie e simpatie dovrebbe far parte del bagaglio di un allenatore.

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