Basket

La riconoscenza di Tonut

Oscar Eleni 23/08/2021

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Oscar Eleni dall’Antartide cilena dopo aver trovato un rifugio nella provincia dell’ultima speranza. Ne sentivamo il bisogno mentre in televisione passava un film del 2016 con Tom Cruise, dove l’ex maggiore Reacher scopre che un generale americano uccide e si arricchisce importando oppio dall’Afghanistan. Idea di Lee Child, pseudonimo di uno scrittore inglese che magari andrebbe consultato. Fantasia? Non sembra. Come non è fantasioso allarmarsi per chi manda gli operai a mangiare in strada, o, addirittura, li mette su una strada.

Tempi difficili se ai bambini insegnano che i draghi esistono, ma non si dice loro che potrebbero anche essere sconfitti se faremo meraviglie come la staffetta 4×100 a Tokio, ma anche quella 4×400 nei mondiali under 20 di Nairobi dove troppe cose, cominciando dalle scelte di regia televisiva, ci hanno detto che  per certa gente vale solo tutto ciò che fa spettacolo secondo il loro stomaco mitridatizzato contro il sentimento. Cerimonie e bandiere, inni, tinture, un miscuglio che stonava come le Olimpiadi giovanili, come tutto ciò che porta al divismo e non al  sacrificio per fare un passo alla volta. Diciamo che i keniani sono stati bravi, ma non è stato un caso che molti paesi importanti, cominciando dagli USA, siano rimasti fuori e dire che gli assenti hanno torto vuol dire mettere la testolina nella sabbia.

Ora non vorremmo che si facessero processi alle due sole medaglie italiane, così come stupisce lo stupore per  i diamanti visti ad Eugene, con le unghie della Thompson, regina da 9 anni, fra Rio e Tokio, che stanno per graffiare la schiena di Florence Griffith Joyner che il 16 luglio 1988 vedemmo volare ai Trials USA in 10”49 sulla pista di Indianapolis dove magari era giusto dubitare per muscoli e il resto, ma sul vento giureremmo che fosse regolare. Come per Jacobs si ipotizza, ma sono verità lampanti, che pista e scarpe aiutino davvero. Ora si chiede vigilanza. Su cosa? Tornare alla carbonella, eliminare i blocchi, correre a piedi nudi? Ce ne sono di cose su cui fermarsi  a pensare senza discriminare. A Nairobi le abbiamo viste, certo fra una odiosa pubblicità e l’altra, perdendo il segnale dell’atletica per la pallavolo e non soltanto sulla sabbia e non soltanto con l’Italia in campo.

Misteri del servizio pubblico che da una parte illude e dall’altro scimmiotta. Magari fosse tutto come la “nuova” Domenica Sportiva dove l’ironia del fiorentino Jacopo Volpi e la sua bella squadra ci hanno liberati dal dubbio su come guardare questo calcio asfissiante, sapendo che l’uomo capace di condurre così bene la trasmissione pomeridiana da Tokyo non si sarebbe dimenticato dei protagonisti in Giappone né dello sforzo per ridare altra speranza con le Paraolimpiadi che dovrebbero assegnare ben più di tre medaglie per gara, perché i campioni che vedremo in Giappone insegneranno ai ragazzi, alle loro famiglie, molto più di quei beceri che smaniavano per andare in tribuna a vedere il folber e poi diventano sgradevoli marionette come quelle viste per Marsiglia-Nizza. Guerriglia, invasione per una bottiglietta ributtata in tribuna dal giocatore preso di mira dal “santo tifoso pagante” ci ha detto come siamo messi.

Qui dalla provincia dell’ultima speranza ci colleghiamo via radio anche con il basket che nasconde i suoi peccati fingendo di non capire, ad esempio, l’anatema dell’evangelista accusatore Bianchini che vede la Fip arroccata dietro alla buona Olimpiade dell’Italia bonsai, ma senza voce quando la scuola bandisce in minibasket, quando i ragazzini possono andare in palestra soltanto a pagamento. Federazione oscura come la Lega veggente e assente sul ritiro di Roma,  avendo forse saputo in anticipo che nella città bucata non si potrà giocare a basket visto che l’unica struttura è all’Eur dove, soltanto per aprire, va in fumo mezzo bilancio come hanno provato a dire le società capitoline rimaste sulla barricata.

Un Bianchini che regala un titolo al basket dominato da Armani e Segafredo Bologna Virtus: per lui lo scontro Messina  (Pozzecco lo aggiungiamo noi)-Scariolo ci darà il massimo, anche se non vorremmo davvero che, come dice l’uomo di Torre Pallavicina, fosse soltanto una faida da lacrime e sangue. Le sfidanti, cominciando da Venezia e Brindisi, non sembrano disposte a fare da materasso, anche se le due grandi sono più forti di come vediamo oggi la  Reyer e la squadra di Vitucci. Certo risolveranno nelle tante partite anche il problema doppioni e la speranza è che Ruzzier, schiacciato fra Teodosic, Mannion e Pajola, non sia dimenticato come il Moretti che ora Milano ha girato in prestito a Pesaro, anche se per Aza Petrovic resta un nome, visto che è ancora positivo al Covid dopo il secondo controllo.

Diciamo che per adesso basterebbe l’alleanza di tutti per seguire il consiglio di Baraldi, ammiraglio della flotta Zanetti a Bologna, quando dice che  se la capienza massima sarà del 35% allora è meglio non cominciare. Il primo a dargli ragione è stato il presidente Petrucci che proprio non sopporta quelli del Comitato Tecnico Scientifico negativi  davanti a chi chiede almeno il 50% di pubblico sugli spalti. Sembra guerra aspettando che si parta un mese dopo il calcio, schivando, si spera, Lucifero e quell’asteroide che vorrebbero bombardare anche se è piccolo e  sembra lontano dalla Terra più o meno come chi la governa.

Salutando, con la speranza che la terra gli sia lieve, Luca Silvestrin, omone che ci ha lasciato, pilastro di tante squadre, cominciando dalla Reyer, non ci buttiamo sul mercato dei cesti che pure ha cambiato tante squadre, perché queste bancarelle sempre aperte ci fanno venire il nervoso e sono il male come sanno bene a calciolandia dove fanno fatica a tenere lontano chi guadagna un tot per ogni mal di pancia. Nel basket ci hanno provato con Tonut. La Reyer ha resistito, ma è difficile capire. Riconoscenza? Ma dai. Gratitudine per chi ti ha fatto crescere?  Tutte cose ronaldescamete e messianicamente mandate a farsi fottere come ha detto sorridendo Lukaku.

Godiamoci l’europeo del volley, anche se pensavamo che l’Italia femminile, la grande delusione di Tokyo, con pallavolisti e pallanuoto, tornasse in campo avvelenata e non così leggera da sorridere a tutto, alle ricezioni sbagliate, ad avversarie sommerse così facilmente. Forse hanno ragione loro. Sarà per questo che guarderemo  con il giusto distacco la danza del fuoco del gruppo Mazzanti,  sognando che la Tokyo paralimpica sia più bella di quella che abbiamo appena lasciato, augurando ai protagonisti di non finire  nel lacrimatoio di chi usa ancora i medagliati in Giappone, ma domani li farà mangiare sulla strada, senza  diritti per uno sport a scuola. Con muri sempre più alti, maschere in cartongesso e poca solidarietà.

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