Calcio

La prima guerra del calcio

Stefano Olivari 16/11/2009

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di Stefano Olivari

1. Le partite delle nazionali hanno un pubblico migliore rispetto a quelle dei club? Nonostante la prospettiva deformata dalla realtà italiana, dove il nazionalismo (con anche i suoi aspetti positivi) ha sempre riguardato una minoranza, la risposta è no. Lo spareggio mondiale fra Egitto ed Algeria, mercoledì sul neutro di Karthoum (Sudan), ricorda per certi versi lo storico incontro di quaranta anni fa fra Hunduras e El Salvador. La materia del contendere ai tempi, premesso che entrambi i paesi erano governati da dittature e che quindi non era facile individuare i ‘buoni’ della situazione, era l’emigrazione di disoccupati e contadini salvadoregni nel leggermente meno povero Honduras.
2. 8 giugno 1969, andata dello spareggio per andare in Messico all’Estadio Nacional di Tegucigalpa. La notte prima della partita i tifosi dell’Hunduras hanno preso d’assalto l’albergo della squadra rivale: sassate alle finestre, clacson, minacce varie. Poi gomme tagliate al pullmann, e via di questo passo. Il più debole (sulla carta) El Salvador riesce sul campo a limitare il passivo ad un solo gol di scarto dopo una drammatica battaglia, con il sostantivo ‘battaglia’ per una volta non abusato. Ritorno a San Salvador il 15 giugno, in un clima di vendetta. Notte della vigilia con trattamento resituito all’Honduras e assedio all’albergo. I giocatori dell’Honduras raggiungono lo stadio Flor Blanca a bordo di carri armati, circondati da gente inferocita. Clima incendiario e sugli spalti incidenti ancora più gravi che all’andata con decine di feriti. Il risultato? Tre a zero per i padroni di casa e spareggio, visto che ai tempi la differenza reti non conta.
3. Due settimane di messaggi criminali pubblici e di ritorsioni private, in attesa del 27 giugno. Presso l’Azteca di Città del Messico si schierano migliaia di poliziotti (diecimila secondo alcune fonti), ma la guerriglia urbana esplode lo stesso e la città viene devastata. Vince El Salvador tre a due ai supplementari e la sera l’Honduras rompe le relazioni diplomatiche. Non finisce lì, perché l’Honduras incomincia ad espellere in massa gli immigrati salvadoregni e il 14 luglio l’aviazione salvadoregna inizia a bombardare i vicini, mentre l’esercito passa il confine. Una settimana di guerra totale, passata alla storia come ‘Guerra delle Cento Ore’ o ‘Guerra del Calcio’, che coinvolge militari e civili e che porta alla morte di quasi 5mila persone.
4. Una guerra fra tirannelli il cui contesto è stato descritto benissimo da Ryszard Kapuscinsky nel suo ‘La prima guerra del football’. Fra i vari protagonisti della vicenda rimane nella memoria, in negativo, il colonnello Lopez Arellano dittatore dell’Honduras: visti i suoi finanziatori (la United Fruit, una multinazionale che commerciava in frutta: dopo varie fusioni e cambi di nome l’azienda è la Chiquita dei giorni nostri), il suo paese fu definito ‘Repubblica delle banane’ e la definizione è stata adattata poi anche ad altre latitudini. Un po’ per via di Woody Allen e molto per la popolarità del calcio, che ha evitato che quella si sia trasformata in una delle mille guerre dimenticate.

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