Basket

La pelle di Banchi

Oscar Eleni 06/10/2025

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Oscar Eleni al museo delle ossa in Oklahoma, affascinato dal gatto custode Indiana Bones che, però, non sa spiegare i fallimenti della Ferrari anche se sa sorridere ai bambini. Lui se la gode fra tibie famose mentre alla cassa non fanno entrare gli allenatori di calcio delusi  dai loro campioni, soprattutto se non segnano i rigori o si chiamano Leão. Allegri si consola perché il popolo bianconero applaudendo lui sembra abbandonare il povero Tudor a cui hanno dato giocatori poveri.

Caro Indiana Bones, trova il tempo per lasciare i dinosauri e spiegare al popolo Olimpia cosa mangiano all’Armani se, come l’anno scorso, dopo la vittoria in supercoppa si trovano l’infermeria piena e la casella vittorie in campionato a zero dopo una prima giornata dove il “Chi eravamo” è restato sul grande schermo insieme al sorriso di Giorgio Armani che ci accompagnerà per tanto tempo e non soltanto in questa stagione del basket rivoluzionata già nella notte dei premi assegnati dalla Lega ospitata nei saloni SKY: si appludiva, ma in silenzio, si festeggiava, ma sembrava una veglia funebre, rendendo difficile il lavoro per chi presentava anche se Cicchinè e Soragna ce la mettevano tutta, ma davanti avevano  troppe facce di cera anche se è stato bello festeggiare la Marziali scelta dai giocatori e dagli allenatori come miglior arbitro, il Paternicò che ha lasciato il fischietto dopo anni gloriosi, stringendo la mano al mago Bargnani e al Belinelli che ora leggeranno le mani degli altri dopo averci deliziato con il loro tocco felpato in carriere splendide, anche se l’uomo di San Giovanni in Persiceto si è guadagnato la storia vincendo il tiolo NBA con San Antonio e, addirittura, la gara nel tiro da tre punti sempre dalla linea lontana del grande basket americano che per molti mesi ci annoierà su SKY e Amazon fino al risveglio per il play off, nella speranza che gli urlatori  si trovino senza voce, lasciandoci godere il fruscio della palla che va nel canestro.  Così come sarebbe bello potersi godere il grande calcio senza tappi nelle orecchie, cercando di capire la differenza fra un gol in serie C e uno nelle sfide ad alto livello nelle coppe.

Sono giorni in cui facciamo fatica a comprendere l’ironia di chi non crede che si possa marciare per chiedere la pace, per portare aiuti a chi ha fame e viene bombardato cercando un rifugio, pazienza se in esilio. Mentre nella stanza dove decidono a chi assegnare il Nobel per la pace facendo fatica a restare seri davanti a certe candidature, cedendo come quelli fragili di LOL quando si trovano sul tavolo l’album di Pinocchio sulle guerre fermate e poi riprese il giorno dopo aver brindato al premio, cercando di capire chi sono gli assenti ai tavoli di pace se a parlarne sono soltanto quelli che si scambiano l’indirizzo sul  venditore  di armi che fa i prezzi più favorevoli.

Nella stanza tutti i nipoti che gridano ai nonni  di non andare alle veglie, di non andare nei cortei perché saranno i politici, i giudici, insomma la legge e chi ha il vero potere, diciamo i soldi, a risolvere tutto. Voi state chiusi in casa e discutete delle ruote della fortuna, fingendo  di credere  che al cinema non vi faranno più entrare e sarà meglio ordinare un film e una pizza restando al sicuro. Pazienza se magari il Calabresi vorrebbe stimolarvi con il suo bellissimo libro sulla fatica. Pazienza se faranno più ascolto  quelli che regalano sogni e dobloni, noi restiamo fedeli magari alla coppia Gramellini Vecchioni, al nuovo Fazio, anche se esagera col suo tavolo jazz.

Caro Indiana Bones, lasciaci divertire accarezzando Leclerc battuto dal giovane Antonelli e furioso con Hamilton più di Fernando Alonso che non lo ha perdonato in pista pur sapendo del suo lutto per la perdita dell’amato cagnolone. Sono giorni dove ai paramondiali abbiamo festeggiato tanta bella Italia, felici che Assunta Legnante non abbia smesso di sognare e lanciare, nella speranza che il suo disco e il suo peso arrivino a destinazione aiutando Mei e La Torre a ritrovare la serenità dopo le accuse della Palmisano nel nome della marcia che ha portato tanta gloria, ma è sempre rimasta  la figlia povera  per tutti i grandi governi dello sport.

Liberandoci dalle catene dei delusi dopo lo zero a zero fra Juventus e Milan andiamo nel giardino avvelenato del basket dopo la prima giornata di campionato che stranamente ha messo i campioni d’Italia della Virtus non nella prima diretta televisiva, come da tradizione, ma nel lunedì dei barbieri, come coda dorata, lasciando alla grande avversaria, l’Armani malaticcia e spremuta dalla quinta partita in una settimana, l’onore di confondere i simpatici spettatori e chi forniva la telecronaca per SKY o sul canale della Lega, con Andrea Meneghin e Trinchieri sugli stessi specchi dove i telecronisti conduttori stavano scivolando anche se la favola di Mario Fioretti teneva in piedi tutto, facendo felice la famiglia di Tortona  che dopo aver inaugurato la cittadella, dopo aver avuto in dono la prima di Banchi come allenatore dell’Italia contro l’Islanda, si è vista  portare a casa  la testa coronata dell’Armani dal bergamasco che dopo 22 anni  ha lasciato la culla dell’Olimpia per vedere l’effetto che fa stare sul dragamine dei Gavio piuttosto che sulle corazzate di Milano e Bologna.

Giornata inaugurale che è andata bene per il Cancellieri tornato in Italia, a Trento, dopo tanto lavoro all’estero, per il Cotelli che sulla panchina di Brescia deve far dimenticare il Poeta che qualcuno vede già prigioniero del Messina furioso. Pagelle senza aspettare la partita della Virtus che dopo aver mandato a letto senza cena lo Scariolo in giacca elegante, da Real Madrid, fischiato, anche peggio di Ettorre, dal popolo bianconero, ha scoperto le meraviglie di Valencia,  lo squadrone  di Martinez che sembra avercela con tutto quello che ricorda i nostri campioni d’Italia, perché dopo aver battuto Ivanovic e i suoi prodi andati fuori giri, ha dato una legnata pure al Barcellona, senza lasciare spazio a Shengelia e Clyburn, senza chiedere altri miracoli al De Larrea, il prodigio del 2005 che ci  fa invidiare la Spagna anche se all’Europeo è uscita in pezzi come l’Italia del Poz salutato da tanti, ma rimpianto da pochi se leggiamo bene certi necrologi sportivi. Pagelle  per farci ridere dietro? Magari.

10 Al BANCHI nuovo allenatore dell’Italia per quello che ha detto presentandosi: “Conta la maglia azzurra e non il colore della pelle di chi la indosserà”.

9 Al CIANI allenatore di Rieti in A2 che  dopo la sconfitta nella prima giornata era stato investito da un polemista locale che sbattendo la porta della sala stampa se ne era andato augurandogli il peggio, sicuro di essere ancora  a Rieti l’anno prossimo quando luì  non ci sarebbe stato di certo. Sbalordito, ma anche divertito, ci ha bevuto sopra. Da quel giorno due vittorie importanti. La lezione di un grande.

8 A Mario FIORETTI che  ha trovato  la chiave per smascherare un’Armani da brividi nascosta dietro l’alibi della stanchezza.

7 Ad ALVITI e NKAMHOUA, terrore delle difese e dei telecronisti che dovranno pronunciare il suo cognome, per aver dato a Varese la prima gioia e ai sapientoni che avevano messo la squadra di Kastritis all’ultimo posto in griglia  una bella lezione.

6 Al COTELLI esordiente che si è preso lo scalpo della bella TREVISO ai supplementari con DELLA VALLE che ha festeggiato il premio di Lega mettendo 24 punti d’autore.

5 Al MANJON di TORTONA che ha fatto fare una brutta figura al quasi omonimo MANNION dell’ARMANI sempre alla ricerca di un ruolo che non capisce come forse ha detto Pozzecco lasciandolo fuori dalla Nazionale pur apprezzando il rosso che sembra avere i crampi del povero Sinner quando dirige, si fa per dire, il gioco.

4 A CANCELLIERI perché mentre brinda giustamente al successo della sua TRENTO rinnovata, con il giovane NIANG come  stella nascente, per una volta più  bravo del fratello virtussino visto a Valencia, perché ha ingannato la povera Cantù neopromossa che si aspettava di trovare le macerie di supercoppa e di Eurocup e invece ha sbattuto contro il muro.

3 Ai giocatori della REYER per aver fatto arrivare sulle tribune  del Taliercio  i defibrillatori che a Piacenza hanno salvato allenatore e un tifoso perché per battere  CREMONA ci hanno messo davvero troppo come urlava SPAHIJA.

2 A SASSARI che non ha trovato la vittoria pur segnando più di 100 punti contro Varese. Dolore per BULLERI e POLONARA che vorrebbe  tornare sul campo trovando una bella classifica e gente serena.

1 A TRAPANI bravissima sul campo di Trieste perché quella penalizzazione in classifica sta confondendo troppo le cose, ma conoscendo REPESA siamo sicuri che la cosa lo rende felice.

0 All’ARMANI che sembra perseguitata soltanto dalla sfortuna, ma in realtà resta una squadra fragile mentalmente se le rotazioni obbligatorie fra coppa ed eurolega costringono Messina e  Poeta a domandarsi ‘Ma questi chi li ha scelti’, anche  cercando di far credere a BOOKER che la nuvola passerà e  a GUDURIC che  presto avrà una squadra vera intorno. Nella speranza che medici e preparatori atletici trovino presto qualcosa per guarire il NEBO che intanto si ferma un altro mese.

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