Economia

La chiusura della Mondadori

Stefano Olivari 04/12/2020

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La libreria Mondadori di via Marghera, a Milano, chiude a fine 2020 per non riaprire mai più. Chi legge Indiscreto da vent’anni, ma anche da venti giorni, sa che qui non troverà il pistolotto sulla sacralità del libro anche se i libri sono fra le cose che più amiamo al mondo. Le librerie, anche quelle con telefonia, dvd, bar, eccetera, come appunto la Mondadori di via Marghera, chiudono perché la gente compra sempre meno libri ma soprattutto li compra su Amazon o in versione eBook. Insomma, non è che Marina Berlusconi debba tenere aperto un negozio in perdita soltanto perché a noi piace passare tanto tempo in una libreria vicina a casa, fra l’altro anche vicina alla Feltrinelli di piazza Piemonte recentemente riaperta dopo mesi di stop per l’ennesima riconversione ‘moderna’.

Veniamo al punto, uscendo dalla cronaca locale. Nonostante il libro abbia retto relativamente bene nell’era del Covid le librerie chiudono e sembrano avere futuro solo piccole realtà, inserite in un quartiere e con un target molto preciso. Ma questo vale ormai per qualsiasi categoria merceologica: oggi come oggi con la vostra liquidazione o eredità aprireste un negozio di abbigliamento? E un bar? La fine del commercio fisico, con tutto quel che comportava in termini di rapporti umani e di posti di lavoro (certo il commesso della libreria o del calzaturificio può aprire una start-up e diventare il muovo Elon Musk, stupido a non averci pensato prima), non è legata soltanto alla prepotente Amazon, ma al minore numero di occasioni di uscire di casa (parentesi: la Mondadori di cui abbiamo parlato è in una zona di grande passaggio). Una tendenza che rimarrà anche se domani mattina tutti fossimo vaccinati con una sicurezza vicina al 100%.

Si può indossare per giorni la stessa tuta da carcerato, si possono mangiare i Tuc a casa invece di andare al bar o al ristorante, si può evitare di farsi la barba tutti i giorni perché tanto su Zoom si viene quasi uguali. Perché poi dovremmo comprare un regalo, di qualsiasi tipo, per gente che ha paura ad invitarci a casa? Alla fine nemmeno il calcio a porte chiuse è così male, si segnano anche più gol. Perché poi dovremmo andare in libreria con una mascherina soffocante e senza poter toccare i libri? E il cenone di Natale, il mitico cenone attorno a cui ruota il dibattito politico? Meglio perderlo che trovarlo, di solito. Gli effetti psicologici della pandemia sono soltanto accelerazioni di tendenze già in atto, ma ai cambiamenti non siamo mai davvero preparati.

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