Calcio

La Catalogna allenata da Guardiola

Indiscreto 14/06/2017

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Il fatto che Josep Guardiola sia da sempre un sostenitore dell’indipendenza catalana non è una notizia, mentre lo diventa se l’attuale allenatore del Manchester City da simpatizzante (in passato anche candidato in una lista indipendentista) si trasforma in attivista. Per la serie ‘quando si gode di buona stampa’ nel mirino dei giornali madrileni però finisce, per motivi analoghi, di solito Gerard Piqué, che in realtà ha una posizione più articolata rispetto a Guardiola: il marito di Shakira è a favore dell’autodeterminazione dei popoli, a partire dalla Catalogna, ma non ha detto che voterebbe per uno stato indipendente. Dicono sia unionista un altro grande mito sportivo catalano come Pau Gasol e in generale la questione è troppo complessa (difficilissima infatti la risposta alla domanda ‘Cos’è un popolo?’) per essere liquidata in due righe. Più nelle nostre corde il pensiero di cosa sarebbe una nazionale catalana di calcio, che peraltro in forma ufficiosa esiste da più di un secolo con vari cambiamenti di eleggibilità. In porta mettiamo Victor Valdes, reduce da una decente stagione al Middlesbrough. In difesa, da destra: Montoya (con un pensiero a Lirola, in prospettiva), un accettabile Bartra, ovviamente Piqué e Jordi Alba. Visto che il nostro commissario tecnico è Guardiola andiamo di 4-1-4-1 e davanti alla difesa mettiamo Sergio Busquets. Nel centrocampo-attacco da destra Deulofeu, Fabregas, il vecchio Xavi e il laziale Keita Baldé. Come punte centrali con possibile passaporto catalano non c’è tanta scelta, a noi non dispiace Gerard Moreno dell’Espanyol. Saltiamo il discorso Iniesta (non è catalano, ma è al Barcellona da quando aveva 12 anni), anche se nelle nazionali si vedono ormai naturalizzati cento volte più improbabili. Da non dimenticare Muniesa in difesa se tornerà ai livelli di due anni fa, Sergi Roberto per un centrocampo da battaglia, e in attacco gli ormai non-giovani Bojan e Tello, per una squadra che potrebbe tranquillamente fare strada in un Mondiale e che, per venire al punto, non sembra inferiore alla Spagna di Lopetegui.

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