Calcio

Jogo bonito

Stefano Olivari 02/06/2009

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di Stefano Olivari

Per emozionarci basta poco. Ieri ad esempio è stato sufficiente andare alla conferenza stampa di Leonardo a San Siro, in cui il neo-allenatore rossonero ha detto tutte le cose che già saprete su Milan, futuro di Kakà, eccetera. Inutile dire che per noi il vertice l’ha toccato quando, in mezzo a espressioni aziendal-trash come ‘esperienza da manager’ e ‘know-how Milan’ (davvero!), ha detto che il suo modello di calcio è quello del Brasile del 1982. Sì, proprio quello di Telé Santana: ”E’ stata la squadra più bella di sempre, secondo me. Due difensori laterali come Leandro e Junior a spingere. Falcao, Cerezo, Socrates, Zico: quattro centrocampisti che si cambiavano di continuo di posizione. Se alla vigilia del torneo non si fosse fatto male Careca magari sarebbe finita in un altro modo, comunque la mia ispirazione è Telé Santana. Poi lo so benissimo che il calcio è anche consistenza, atletismo, battaglia…”. Quale allenatore italiano avrebbe come mito una squadra che non ha vinto e che quindi, per definizione, è da considerarsi perdente? Poi nemmeno le centesima riproposizione di quella partita riuscirà a levare dalla testa di chi copia dal copiatore precedente che quel Brasile non attaccò all’arma bianca: subì il primo gol di Rossi dopo un’azione manovrata Bruno Conti-Cabrini, il secondo per un errore di Luisinho, il terzo su azione da calcio d’angolo. Questi sarebbero stati i famosi gol azzurri in contropiede…

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