Calcio

Italia, il contratto di Mancini

Stefano Olivari 18/05/2021

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Roberto Mancini ha prolungato fino al 2026 il suo contratto con l’Italia per una cifra vicina ai 4 milioni di euro netti l’anno, il doppio del vecchio contratto e poco meno di quanto in Nazionale guadagnava Antonio Conte: nel caso dell’attuale allenatore dell’Inter metà era formalmente coperta dalla Puma, nel caso di Mancini sono tutti soldi versati direttamente dalla FIGC.

Nella sostanza Gravina, ex antipatizzante di Mancini, ha da qui al 2026 impegnato la federazione per una quarantina di milioni lordi, staff escluso. Tutto compreso uno scherzetto da quasi 50 milioni. Ragionando sulle singole stagioni ed essendo il budget 2021 della federazione di 197 milioni, per ricavi (alcuni teorici) di varia natura, significa che ogni anno su Mancini verrà investito il 4% delle entrate. Una percentuale simile a quella dei grandi club, a voler essere buoni. Che però diventa del 40% se messa in rapporto ai costi del personale per l’attività sportiva. Certo la Nazionale i giocatori non li deve pagare…

Lo diciamo subito, anche perché l’avevamo già scritto nelle settimane scorse: questo prolungamento di Mancini non sta né in cielo né in terra. Perché in questi tre anni Mancini ha lavorato bene, ma non ha mai disputato (per colpa del Covid, non sua) una grande manifestazione, come appunto l’imminente Europeo, né si è qualificato per il Mondiale. Facile fare bene dopo il disastro di Ventura e della Nazionale autogestita dagli uomini veri (a proposito, dopo l’Europeo possibile Buffon al posto di Oriali).

Nessun grande club stava bussando alla porta di Mancini, finora nemmeno la Juventus che lui in diverse fasi della sua carriera ha aspettato (alcuni suoi amici sostengono sia ancora in attesa), quindi davvero la fretta di Gravina era degna di miglior causa. Magari il suo riavvicinamento a Malagò, che scelse personalmente Mancini commissario tecnico, ha contato qualcosa. Precisiamo: a noi Mancini piace molto, ma questo contratto rischia di essere tipo quello di Bearzot (che però aveva vinto) firmato prima dei Mondiali 1986.

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