Calcio

Incassi Real

Alec Cordolcini 15/07/2009

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di Alec Cordolcini

Real Madrid. Un Fenomeno per i Galacticos. Ma anche un campione del mondo, e questa volta da assoluto protagonista. Riavvolgiamo però un attimo il nastro della storia. La liason tra Ronaldo e la Coppa del mondo, dopo la comparsata di Usa ’94, era iniziata (bene) in Francia quattro anni dopo, ma si era conclusa nel peggiore dei modi. E non tanto per la sonora sconfitta (3-0) rimediata in finale dal Brasile contro la Francia di Zidane, quanto per il triste spettacolo che sponsor e “padroni” del calcio avevano obbligato a mandare in onda. Prima della partita Ronaldo era stato vittima di crisi epilettiche, svenimenti e quant’altro. Stava malissimo, quasi non si reggeva in piedi; un dettaglio di poco conto per chi è abituato a ragionare in termini di share, introiti, rating, plusvalenze e diritti televisivi. Quindi eccolo in campo, vagare come un fantasma lungo tutto i novanta minuti dell’incontro. Fenomeno sì, ma da baraccone, e non per colpa sua. Il Mondiale nippocoreano del 2002 è la sua rivincita, nonostante sia evidente che il giocatore non sia ancora il cecchino implacabile di Eindhoven, di Barcellona o della prima stagione all’Inter. Ma tanto basta, e avanza. 8 reti, doppietta in finale alla Germania, e coppa alzata da protagonista. Poco importa che sia stato un Mondiale rovinato da arbitraggi inadeguati e palesi favoritismi, in primis proprio al Brasile. A fine anno arriva il secondo Pallone d’Oro, non senza qualche polemica da parte di chi avrebbe trovato più giusto premiare il suo connazionale Roberto Carlos. Ovvero uno dei tanti giocatori che compongono il Real Madrid dei Galacticos, raccolta di figurine multimilionaria del presidente Florentino Perez, che annovera campioni e grandi stelle in rapida sequenza (i già citati Ronaldo e Roberto Carlos, quindi Zinedine Zidane, Luis Figo, David Beckham, Raul, Iker Casillas, Michael Owen) con l’obiettivo di vincere, su più tavoli (sportivo, economico, di immagine), tutto il possibile. Non andrà esattamente così. Nell’era-Ronaldo entreranno in bacheca un campionato (2003, perché in quello del 2007 targato Capello il brasiliano era volato a gennaio tra le braccia del Milan), una coppa Intercontinentale (2002, apre le marcature nel 2-0 delle Merengues sull’Olimpia Asuncion) e una Supercoppa spagnola (2003). Non esattamente il dominio mondiale che ci si aspettava. Mai però come in quel periodo la fama (e il conto in banca) di Ronaldo crescono a dismisura. Due esempi: nel 2004 le entrate globali dell’attaccante brasiliano ammontano a 94 milioni di dollari, solo tre in meno del compagno di squadra di David Beckham. Sempre nello stesso anno un sondaggio evidenzia come Ronaldo sia il terzo uomo più conosciuto del pianeta alle spalle di Papa Giovanni Paolo II e del presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Il campo invece parla di un giocatore dal fiuto del gol che rimane mostruoso (capocannoniere della Liga 2003/04 con 24 reti, un totale di 85 gol realizzati nel suo primo triennio madrileno) pur senza raggiungere lo smalto e la brillantezza degli anni d’oro. Difficile quando si fanno più partite che allenamenti, proprio come quel Romario che il giovane Ronaldo “olandese” disse di non voler imitare. Gli ultimi diciotto mesi sfumano in una latente malinconia. Non più O Fenomeno ma El Gordo, il ciccione. La coppia Real-Ronaldo è scoppiata. L’uno non ne può più dell’altro. (5-continua)
wovenhand@libero.it
(in esclusiva per Indiscreto)
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