Basket

Impresa per i poverelli di Assisi

Oscar Eleni 28/05/2019

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Oscar Eleni dalle verdi terre di Lituania per festeggiare l’elezione di Sarunas Marciulonis al parlamento europeo. Un grande giocatore, prima di tutto per l’URSS, oro a Seoul 1988, poi per Vilnius e la nazionale lituana, prima di una buona carriera NBA: tutte cose che lo hanno fatto inserire nella casa della gloria.

Un posto dedicato dagli americani al dotto Naismith, dove vorrebbero entrare i nostri maghi: per ora soltanto Rubini, Gamba (forse prima che attaccasse la Milano quando gioca un basket senza coraggio e generosità) e Meneghin, le nostre menti che amano il basket notturno al servizio dei vociaioli televisivi.

Dopo il capolavoro di un Milano-Avellino alla stessa ora in cui il calcio apriva il suo cielo e il suo paradiso, eccoci alle semifinali dove i generali vorrebbero anche essere influncer del sentire comune. I favoriti del cippa lippa basket club sono in  confusione. Perchè i favoriti? Be’, sembra che tutti possano esserlo se ragioniamo con la testa dei soliti Maramaldo.

Un giapponese di GINZA, nella torre Armani, sembrava saperne più di noi: voi favoriti, non vorrete lasciar gongolare Quintavalle e la sua Quanta di hockey in line come unica squadra milanese con lo  scudetto, fra l’altro l’ottavo di fila anche se, come dicevano a Houston, mentre i russi facevano volare Gagarin, è difficile arrivare secondi in una gara a due se hai i mezzi e la testa.

Comunque sia dal Getsemani, dove si loda la nobil casa a prescindere, anche se schianta alla quinta partita Avellino in braghe di tela, uno ci dice che dovremmo inginocchiarci perché il Pianigiani è alla 22^ vittoria in una serie di play off. Impresa, certo, allenando i poverelli di Assisi. Un altro, prima che il Gallo canti per Azzurra, ci fa sapere che non è Milano la favorita come dicevano i veggenti dell’Ortica, che ancora non sapevano del divorzio all’interno della famiglia biancorossa. Perché no? Perché lo dice Pozzecco. Ah be’. Sì be’. Tolto il macigno dalle spalle vediamo allora se sarà possibile un altro sgambetto di Sardara alla signoria di via Manzoni. Intanto questo presidente della Dinamo Sassari sta facendo una cosa che le altre legaiole si sognano: ha trovato il modo per far ripartire Torino, magari con Poeta, dalla serie A2 mandandogli la sua accademia mai capita dai cagliaritani.

Detto questo  non ci sembra che davvero Milano possa sentirsi minacciata anche se la Dinamo  viene da una bella striscia vincente, anche se il Poz ha trovato davvero diamanti in miniera, diamanti nostri e il confronto Spissu- Stefano Gentile contro Cinciarini, Jerrells e, magari James, intriga e, forse, sarebbe stato ancora più affascinante se  i sardi non avessero perso tanto tempo fa Bamforth, il loro James. Già, ma è noto che l’unica perseguitata dagli infortuni  è Milano, lo dicevano scherzando anche quando Cremona non aveva Crawford, lo hanno detto per Avellino senza Green e con quello Young traballante. Lo diranno se Venezia, dopo i guai per Tonut e Biligha, liberata dai ceppi del combat basket trentino, dovesse eliminare Cremona e Sacchetti per la gioia di chi gode se perdono i navigatori veri della vita, restando muti, col broncio, se i loro santi  non digeriscono le ostie del sistema.

Lo scudetto ai più forti? Alzi la mano chi non dice Milano, anche se fra gli apostoli c’è chi ricorda il vangelo secondo Sun Tzu e cioè che la vera nemica di Milano e l’Armani stessa. A voi nottambuli. La carta dice finale Milano-Cremona, la logica, direbbe Armani- Reyer, la fantasia punta invece sulla guerra Sassari- Cremona, Sacchetti e il Poz. Padre e figlio. Roba da Agata Christie.

VOTO per TRENTO: 8 a Buscaglia che con quei rottami ha fatto un capolavoro. 3 Al gruppo Italia delle Aquile, cominciando da Pascolo che era un bel pittore naif e ora sembra soltanto un valletto al servizio, ma non date la colpa  al suo viaggio dalla montagna a Montenapoleone come i difensori di Della Valle che dal grano ha trovato grane milanesi più del povero Gattuso, unico alla sbarra, magari con Fontecchio perché adesso del Cinciarini non riescono più a dire tanto male. 7 Alla società anche se col pubblico in calo. 5 A chi ha preso certi stranieri e ci dispiace per Jovanovic, ma ha finito peggio di quando ha iniziato.

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