Tennis

Il ritiro della Barty

Stefano Olivari 23/03/2022

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Ashleigh Barty si ritira e lascia il tennis, a nemmeno 26 anni di età. Lo fa da numero 1 del mondo, vincitrice dell’ultimo Slam disputato, cioè gli Australian Open, ma soprattutto lo fa per la seconda volta, dopo la pazzia fatta da diciottenne, quando per due stagioni provò a diventare una professionista del cricket. Un po’, mutatis mutandis (la morte del padre, il gioco d’azzardo fuori controllo, l’età ben diversa), ciò che accadde nel 1993 a Michael Jordan con pallacanestro e baseball. Nel caso della Barty più della passione per il cricket contarono la pressione dello stare lontano da casa e il desiderio di stare in una squadra.

Al netto del nostro dispiacere di tennisti falliti, che non ci saremmo ritirati nemmeno da numero 10.000, la scelta dell’australiana è del tutto coerente con la sua personalità e con i suoi problemi ricorrenti, primo fra tutti la depressione. Senza contare la madre di tutte le ragioni, che lei ha ben spiegato all’amica e compagna di doppio Casey Dellacqua (nel 2013 persero la finale di Melbourne contro la Vinci e la Errani) in un video su Instagram: nella vita oltre al tennis c’è di più, è arrivato il momento di inseguire altri sogni. Anche perché quello tennistico più grande, Wimbledon, è diventato realtà l’anno scorso.

La Barty lascia con tre titoli dello Slam, oltre ai due citati anche il Roland Garros 2019, una permanenza al numero 1 WTA di due anni, e  tante partite da giocatrice pensante, con un gioco completo e pieno di variazioni. Un gioco però sempre da donna, non da uomo di Serie B. Ci mancherà, almeno fino a quando non cambierà idea. Ma ascoltandola con attenzione, mentre parlava con la Dellacqua, si capisce che le sue motivazioni sono profonde. La rivedremo su un campo da tennis soltanto se dovesse mancarle da mangiare.

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Ashleigh Barty is retiring and leaving tennis, not even 26 years old. She does so as number 1 in the world, winner of the last Slam played, that is the Australian Open, but above all she does so for the second time, after the madness she did when she was eighteen, when for two seasons she tried to become a professional cricket player. A bit, mutatis mutandis (the death of her father, the gambling out of control, the very different age), what happened in 1993 to Michael Jordan with basketball and baseball. In Barty’s case, the pressure of being away from home and the desire to be on a team counted more than the passion for cricket.

Notwithstanding our disappointment as failed tennis players, who would not have retired even as number 10,000, the Australian’s choice is entirely consistent with her personality and her recurring problems, first and foremost depression. Not to mention the mother of all reasons, which she explained to her friend and doubles partner Casey Dellacqua (they lost the Melbourne final to Vinci and Errani in 2013) in a video on Instagram: there’s more to life than tennis, it’s time to pursue other dreams. Not least because her biggest tennis dream, Wimbledon, came true last year.

Barty leaves with three Slam titles, in addition to the two mentioned above, also Roland Garros 2019, a stay at number 1 WTA for two years, and many games as a thinking player, with a complete game full of variations. A game, however, always a woman’s game, not a man’s game. She will be missed, at least until she changes her mind. But listening to her attentively, while talking to Dellacqua, you understand that her motivations are profound. We will only see her on a tennis court again if she misses food.

 

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