Calcio

Il nuovo vestito di Leonardo

Indiscreto 28/05/2019

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Leonardo sta per lasciare il Milan anche da dirigente, dopo averlo fatto a suo tempo da giocatore e allenatore. Un addio un po’ strano, a meno che il marito di Anna Billò abbia già un futuro apparecchiato da qualche parte: per noi sarebbe il selezionatore ideale della nazionale brasiliana, anche se Tite ha un contratto fino all’orrido Qatar 2022.

Soltanto un’alternativa di prestigio, anche dirigenziale, giustificherebbe questa mossa che ad un primo livello di lettura sarebbe dettata soltanto dall’onnipresenza di Ivan Gazidis, passato da uomo dei conti e dello stadio di proprietà a dirigente con voce in capitolo anche sulle scelte sportive, competenza primaria di Leonardo.

Quando lo scorso 25 luglio Leonardo è diventato direttore generale dell’area tecnico-sportiva la filosofia di Elliott era quella di valorizzare il club, riportarlo in qualche modo nell’Europa che conta, autofinanziarsi vendendo i pezzi migliori e infine vendere il Milan ad un nuovo proprietario finalmente con un orizzonte di lungo periodo. Insomma, tutto chiaro. Nessuno però aveva ipotizzato un Milan Under 23, fondato solo sul player trading.

Poi è arrivato un calciomercato estivo fatto necessariamente di fretta, che ha portato Laxalt e Castillejo per complessivi 40 milioni di valutazione. Operazioni incredibili, visto il reale valore dei giocatori, ma un po’ meno pensando che si legavano al liberarsi di Lapadula e Bacca (per noi comunque attaccante super). Operazioni non obbligate ma a Ferragosto fra le poche possibili, come qualche giorno fa ha ricordato (anche se con intento polemico) Gattuso. Reina, Strinic e Halilovic erano arrivati, comunque per quasi niente, prima di Leonardo e soltanto con il senno di poi si può criticare il prestito di Higuain e l’acquisto di Caldara liberandosi di Bonucci. Quanto a Bakayoko, se fosse un fenomeno il Chelsea non l’avrebbe prestato ma al netto della sue varie prodezze extracalcistiche è un centrocampista che il suo l’ha fatto.

Il mercato di gennaio, con Piatek e Paquetà, è forse stato un azzardo pensando anche all’UEFA, ma un azzardo che ha funzionato e oltretutto con due giocatori rivendibili anche subito con una plusvalenza. Insomma, Leonardo è antipatico a molti (non solo a Gattuso) ma come gestore della parte sportiva ha fatto abbastanza bene. Con un allenatore oltretutto non scelto da lui e che lui mai avrebbe scelto…

Gli antipatizzanti considerano lui e Maldini poco più che indossatori, utili a godere di buona stampa, ma a questo proposito va detto che né lui né l’ex capitano rossonero si sono in questa stagione distinti per particolari rapporti o notizie date in esclusiva agli amici. Anche per questo sono riusciti a governare situazioni esplosive, in una squadra che pur giocando spesso da cani è riuscita ad arrivare quasi alla Champions League. L’addio di Leonardo e la sola idea di Campos, crediamo destinata a rimanere idea, significano un Milan fatto di giocatori giovani, vendibili e in vendita: non proprio il sogno dei tifosi rossoneri (e nemmeno di quelli dell’Udinese, a dirla tutta), ma una cosa che fa sbavare i commercialisti del CEPU e i giornalisti da merchandising asiatico. Di sicuro l’era di Leonardo e Gattuso (per l’analisi sul tecnico consigliamo l’articolo di Repubblica, scritto da Enrico Currò) finisce qui, nel primo caso in maniera anche improvvisa (si pensi ai recenti epurati, tipo la Morace, che potrebbero tornare) per colpa di un Milan che entrambi avrebbero senza dubbio costruito in modo diverso.

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