Basket
Il nostro Bonamico
Oscar Eleni 04/08/2025

Oscar Eleni in lacrime, nella capanna di un villaggio nel Sud-Est del Kenia, dopo aver sentito i tamburi che annunciavano la morte di Marco Bonamico, bel giocatore di basket, il nostro caro marine che Peterson scatenò contro la potenza di fuoco varesina, due scudetti con la Virtus, una stella per sempre nel cielo bolognese, argento olimpico a Mosca 1980, campione europeo con i masnadieri di Gamba e Sales a Nantes. Viaggiatore viaggiante in tutti i pianeti del nostro basket, amato quasi sempre, ma anche odiato, cavaliere per tante bandiere, dalla Fortitudo a Siena, da Milano a Napoli, finendo fra Forlì e Udine. Maestro di chiavi per la Lega di A2, l’associazione giocatori, voce narrante per radio e televisione, amico del mondo che sapeva accompagnarti anche per le strade di New York con la stessa arguzia che lo faceva temere come difensore, ma pure come attaccante.
Dolore scoperto nella domenica del certo, certissimo, anzi probabile, mentre nell’ospedale bolognese l’ultima carezza era dei suoi amici di sempre disperati davanti all’amico sedato con la morfina. Lui, il nostro caro Marco, avrebbe davvero sorriso davanti alle certezze Ferrari diventate dubbio atroce dopo il secondo pit stop ungherese, lui avrebbe fatto ridere davvero la Pilato e Ceccon che al Mondiale di nuoto hanno illuminato e fatto spettegolare, medagliati illustri in una bella spedizione che con 25 finalisti mondiali ha confermato lo stupendo lavoro di Butini e della federazione di Barelli, anche se i cacadubbi si lamenteranno e dal certo, certissimo, scivoleranno nel probabile pensando che alla fine fra le 117 banche di Singapore abbiamo trovato una sola medaglia d’oro con il ranista imolese Cerasuolo, juventino che giura di aver trovato ispirazione nelle parole che usa Allegri per spiegare il corto muso e i suoi successi, una devozione che lo porterà presto a Milanello dove i tifosi del Milan sperano davvero che il livornese riscopra talenti che sembrano svaniti nel tempo dopo l’addio di Paolo Maldini, pregando intanto per Franco Baresi, fenomeno vero, come dice Capello, come testimonierà Sacchi, che, per solidarietà col fratello di Materazzi, nemico interista di tante battaglie, che adesso combatte contro la SLA, ha passato i suoi tormenti in ospedale mentre i chirurghi cercavano un maledetto nodulo nei polmoni.
Sono giorni dove il certo, certissimo dei grandi sportivi diventa dubbio non solo sul campo, in piscina, in pista, in palestra, come potrebbe testimoniare anche il Tamberi che non ha trovato come tutti gli altri altisti l’elevazione per pensare in grande nella luce falsa degli assoluti di Caorle, quelli dove il pesista Fabbri, i lunghisti Larissa Iapichino e Furlani, la Battocletti bella anche col mal di stomaco, hanno lasciato davvero un segno importante fra cronometri che funzionavano male, le doppiette di Desalu nello sprint incerottato, del Riva corridore, balsamo per il presidente Mei che ogni tanto andava in scena nella diretta Rai per accarezzare i suoi campioni, anche quelli un po’ confusi come sembrano essere quelli con fragili muscoli di seta nel mondo dei velocisti, terra di tormenti per Jacobs e Tortu, dove l’ostacolista Simonelli, finalmente bello sui 110, aveva cercato di dare una mano provando anche sui 100 metri dove l’infortunio lo hanno avuto i giudici che volevano rimandarlo in pista pochi minuti dopo una prova abortita da doppio sparo dello starter che il nostro campione non ha sentito fino a quando è arrivato sul traguardo. Lui, giustamente ha detto grazie e me ne frego, tenendosi per la sua gara.
Sul certo, certissimo, anzi probabile si sono arrampicati quelli del basket, giustamente orgogliosi per la under 18 con medaglia di bronzo dopo la vittoria sulla Lettonia che ha fatto digerire la stangata con la Spagna, per il fermento in una base di ribelli mai protetti dalle regole, prigionieri degli agenti che svuotano vivai, un mondo dove la difesa riescono a farla soltanto quelli che passano le loro notti al computer per informare, dare idee, criticare, ci mancherebbe altro, voci importanti dal fortino di Basket Vision a Spicchi d’Arancia, da Sportando alle ultime legioni, nella speranza che Gherardini possa lavorare bene in una Lega che sembra ancora confusa e non soltanto sul canale privato televisivo se in Nazionale avrà al massimo tre, quattro, giocatori visti nel nostro campionato.
Certo e certissimo Pozzecco ai primi tagli di una Nazionale che contro Islanda e Senegal ha soltanto bagnato il becco, vincendo bene, giocando benino, difendendo con criterio, ma non potendo nascondere l’affollamento in certi ruoli, il vuoto al centro a parte Diouf che, per fortuna sta andando benissimo. Dicevamo dei tagli e con tutto il bene che si può volere a BORTOLANI e CARUSO bisogna ammettere che per loro non c’è davvero posto posto anche se non dovesse arrivare il GALLINARI impegnato nelle finali del campionato in Portorico, il DANILO che ha visto la sua compagna in attesa del terzo figlio aggredita da un piccolo squalo. Se va bene si unirà all’ITALIA a pochi giorni dalla partenza per Cipro, e certo non sarà tanto fresco e con tanti pensieri.
Una vita d’inferno per due talenti che l’anno prossimo, si spera, il primo a Cantù il secondo a Napoli, potrebbero ritrovare amore per il gioco e il basket dopo i tormenti in casa Armani, dopo questa finestra sul cortile della Nazionale che si è aperta per farli cadere di sotto dopo pochi giorni di raduno, quelli della lunga attesa per il fantasma di Donte DiVincenzo che, come Banchero, e come avevamo previsto, più che temuto, è passato sulla nuvola azzurra, anche se la maglia a Trento era proprio blu, anche se ci ha promesso di poter guarire l’alluce indifeso nel caso in cui la NAZIONALE trovi davvero un posto alle Olimpiadi o magari al mondiale, cioè platee migliori dell’Europeo che si inizierà a fine mese sui campi di Cipro.
Nazionale che valuteremo bene nel torneo di Trieste, dando per certo, certissimo, che i ragazzi stanno bene con POZZECCO e la grande famiglia di assistenti anche se ora “perderà” POETA e FOIS, richiamati al dovere da ARMANI e KNICKS, ma ci restano dubbi sulla consistenza squadra paragonata al resto delle corazzate europee. Vedremo se il mago POZ troverà una strada per nascondere debolezze ed esaltare un gruppo che con MELLI e il FONTECCHIO risparmiato contro il Senegal troverà due pezzi da novanta in una squadra bella da scoprire, anche se il grande amore sembra sempre un po’ troppo piccolo, nella speranza che POLONARA dalla sua postazione nel mondo del dolore e nella lotta per la vita possa ispirare gli ex compagni, i futuri colleghi sulle panchine di un basket che oggi non riesce a sorridere salutando Marco BONAMICO tradito proprio dal fegato, lui che ne aveva tanto per sfidare il mondo.