Calcio

Il Grande Torino di Gyula Schubert

Stefano Olivari 04/05/2022

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L’anniversario numero 73 di Superga si presta alle solite commemorazioni, e le nostre non sono migliori visto che per motivi di età tutti ci basiamo sui resoconti di altri, miste al retroscenismo sui veri motivi per cui l’aereo su cui viaggiava il Grande Torino avesse evitato un atterraggio sicuro a Malpensa per rischiare nella nebbia. Non c’è in realtà alcun retroscena: tutte, ma proprio tutte, le squadre in trasferta di quegli anni poverissimi, e per le squadre dell’Est europeo l’usanza sarebbe arrivata fino alla caduta del Muro di Berlino, integravano gli ingaggi con commerci di ogni tipo contando sulla benevolenza dei doganieri di casa. Bisognava quindi atterrare a Torino, non a Caselle (che come aeroporto militare comunque già esisteva) ma a Collegno.

Riguardo a Superga, le ossessioni sono tante. La nostra è sempre stata Gyula, ricordato anche come Julius, Schubert, lo slovacco (uno dei due ad avere vinto lo scudetto, l’altro è Skriniar), anzi all’epoca cecoslovacco (ma era nato a Budapest), che da pochi mesi era stato ingaggiato da Ferruccio Novo e che si stava inserendo in quello squadrone che dominava in Italia e faceva parlare molto di sé nel mondo, anche se le occasioni di confronto internazionale erano poche. L’Italia che in pratica coincideva con il Torino nell’ultimo anno aveva battuto Francia, Spagna, Austria, Portogallo ed aveva perso, anzi straperso, soltanto con l’Inghilterra.

Schubert, assurdamente italianizzato (anche sulla lapide!) in Subert, era una mezzala di talento, nonché il migliore amico di Kubala, suo compagno di squadra prima nel Ganz, piccola squadra di Budapest, e poi nello Slovan Bratislava. Di più: Kubala, che da poche settimane viveva a Busto Arsizio e si allenava con la Pro Patria, dopo essere scappato dall’Ungheria del regime comunista, era in trattative con varie squadre, fra cui il Torino. E a Lisbona, per quell’amichevole maledetta, era stato invitato ma aveva rinunciato per un contrattempo, diventando uno dei sopravvissuti eccellenti di quella tragedia insieme a Vittorio Pozzo, Nicolò Carosio, Tommaso Maestrelli e lo stesso presidente del Torino. Gyula Schubert fu l’unico dei 31 morti di Superga a non avere un parente al funerale, e nessuno avrebbe mai reclamato il suo corpo.

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