Calcio

Il fallimento di Pirlo e Agnelli

Indiscreto 18/01/2021

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I vituperati e disoccupati Allegri e Sarri erano, anzi sono, pur con idee diverse, allenatori migliori di Andrea Pirlo? In altre parole, Andrea Agnelli ha fatto una puttanata mettendo alla porta due allenatori esperti per scommettere su un esordiente assoluto, per risparmiare qualche milione ed inserirsi nella tendenza europea del tecnico costruito in casa? La dura sconfitta contro l’Inter a San Siro, fra l’altro la migliore Inter di Conte in rapporto al valore dell’avversario, consente almeno la domanda. Con il superasterisco che a San Siro mancavano tre quarti della difesa titolare, oltre a Dybala, che nell’orribile calcio delle cinque sostituzioni è un fuoriclasse.

Detto questo, la Juventus rimane in generale la miglior rosa d’Italia anche senza bisogno del maniavantismo interessato di Conte, di normale (anzi, sotto al livello medio di Inter e Napoli) ha però un  centrocampo che potrebbe tranquillamente essere quello del Parma o dell’Udinese. Dagli impresentabili, a livello Juventus, Rabiot e Ramsey, ai normali Bentancur e McKennie, con la qualità nei piedi del solo Arthur, che non ha una gran cilindrata fisica ma comunque vince il confronto con il Pjanic della scorsa stagione, al quale oltretutto Cristiano Ronaldo (a proposito, mai sembrato così bolso nonostante la crioterapia) fregava le punizioni per mandarle lui in curva.

Volevamo arrivare al solito punto, anche con la Juventus: colpe e meriti sono principalmente dei dirigenti, quindi Agnelli e Paratici. Che nel dopo-Allegri, quindi dall’estate 2019 hanno ceduto o si sono liberati di Mandzukic, Kean, Cancelo, Emre Can, Matuidi, Douglas Costa, Higuain, De Sciglio, mettendo adesso sulla rampa di lancio Khedira. L’elenco è incompleto, abbiamo citato soltanto giocatori che avrebbero reso più forte la Juventus B, e in quasi tutti i casi il problema è stato l’ingaggio, anche in era pre Covid (ma come, lo stadio di proprietà, CR7 che si ripagava con le magliette e il merchandising asiatico: i ragionieri sono tutti spariti). In altre parole, Agnelli sta un po’ ridimensionando la Juventus, quindi è logico che l’attenzione dai giocatori sia passata all’allenatore: un fallimento di Pirlo sarebbe un fallimento suo, e quindi si capiscono i guanti con cui viene trattato il maestro liquido e predestinato, una Champions League alzata da Pirlo sarebbe una Champions League sua. Per adesso siamo al fallimento, ma già una supercoppetta sventolata in faccia alla ASL di Napoli farebbe cambiare qualche valutazione.

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