Basket

Il fallimento di LeBron James

Stefano Olivari 07/04/2022

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I Los Angeles Lakers di LeBron James sono rimasti fuori non soltanto dai playoff NBA, ma anche dai play-in: in pratica quelli che sei mesi fa erano i grandi favoriti per il titolo insieme ai Bucks, così dicevano media e soprattutto bookmaker, non sono stati capaci di arrivare nelle prime 10 posizioni (su 15) della Western Conference. Incredibile, anche al netto dei tanti infortuni, anche di James e Davis, che hanno massacrato in maniera peraltro prevista (il roster ha un’età media altissima) la squadra di Vogel.

È il grande fallimento di LeBron James, non perché abbia giocato male, anzi soprattutto in attacco (anche da centro, in alcune partite) ha giocato spesso, a 37 anni, una grande pallacanestro e in teoria potrebbe chiudere addirittura da capocannoniere della lega. È il grande fallimento di LBJ perché da direttore sportivo ombra ha smantellato la squadra di gregari (lui rende al massimo con loro e con una, massimo due, stelle che stiano nel proprio orticello) per fare una specie di dream team di vecchie glorie e di amici suoi.

La copertina estiva era stata per l’arrivo di Westbrook, che ha tolto un po’ di visibilità a quelli di Carmelo Carmelo Anthony, DeAndre Jordan e Kent Bazemore. Senza dimenticare i ritorni di Dwight Howard, Avery Bradley, Rajon Rondo, Trevor Ariza e Wayne Ellington…  E James stesso si era attribuito i meriti della mega-operazione fatta per arrivare a Westbrook, che ha significato non prendere DeRozan e perdere gregari utilissimi come Caruso.

Ma stiamo dicendo cose che tutti sanno, arriviamo quindi alla considerazione che volevamo fare fin dall’inizio. Il grande campione ha maggiori probabilità di capire il suo sport rispetto al giornalista o al tifoso da divano, ma non sempre è così e il caso di Michael Jordan, che il pallino ce lo ha in mano anche ufficialmente, lo dimostra ancora meglio. Al solito come colpevole sarà designato l’allenatore, cioè quello che ne capisce più di tutti.

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