Calcio

Il Chievo andrebbe bene?

Stefano Olivari 08/04/2010

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di Stefano Olivari
In attesa di fare ‘Tutta Calciopoli Due minuto per minuto’, da martedì prossimo in poi il rischio è questo, ci tenevamo a dire solo una cosa di massima che va al di là di aspetti giuridici o cavillosi (leggi prescrizione). Non esiste che un titolo sportivo non sia assegnato al primo di quelli che si sono comportati in modo onesto.
Tolto alla Juve lo scudetto 2005-2006? Diamolo al Milan secondo a 88 punti. Milan penalizzato di 30? Diamolo all’Inter terza. Si verificherà che un dirigente dell’Inter nella stagione incriminata (che poi sarebbe quella precedente) ha imposto ai designatori arbitrali le designazioni, magari parlando loro su linee telefoniche dedicate? Ragazzi, c’è la Roma quarta a cui assegnare il titolo. La Roma è antipatica, troppo vicina al Palazzo e troppo…romana? E poi, quel Sensi, anche lui si lamentava sempre degli arbitraggi…Insomma, secondo i teorizzatori del tutti colpevoli (di solito i difensori dei delinquenti, non solo nel calcio) qualcosa verrà fuori e allora puntiamo direttamente su Campedelli. Il Chievo quinto, con cinquemila tifosi al massimo, può dare fastidio? Nessuno di noi ha realisticamente avuto un compagno di classe antipatico che tifava Chievo, quindi questa soluzione può trovare consenso generalizzato. L’ultimo genio del tutti colpevoli è Gerhard Aigner, ex segretario generale dell’Uefa, che in una intervista alla Gazzetta ha spiegato che sì, Juve e Milan dominavano la Lega ma che anche chi stava sotto era colpevole perchè comunque accettava presidenti impresentabili (Galliani su tutti). Tutto vero: ma sfugge la logica della conclusione di Aigner, cioè il non assegnare lo scudetto. Perchè devono essere tutti disonesti e mafiosi o comunque pagare per le malefatte di disonesti e mafiosi? Perchè il non assegnare lo scudetto dovrebbe essere un monito a futura memoria? Il monito sarebbe punire i colpevoli, anche fuori tempo massimo: in questo senso la giustizia sportiva non si è mai fatta problemi nell’inventare soluzioni alla carta. Un club onesto, così come un giudice (ma quello era a Berlino), dovrà pur saltare fuori.

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