Calcio

Il calcio di Suning

Indiscreto 29/03/2018

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L’avventura cinese di Fabio Capello è finita dopo 22 partite con lo Jiangsu Suning, soldi a parte (tanti, fra mesi di lavoro e accordo per la rescissione del contratto si possono ipotizzare almeno 10 milioni di euro) è stata negativa su tutta la linea e non soltanto per i risultati. Con le dimissioni di Walter Sabatini da Suning Sports, che ovviamente riguardano anche il suo ruolo di uomo-mercato dell’Inter, era chiaro che per Capello, da lui fortemente voluto lo scorso giugno, non ci fossero più le condizioni per lavorare in un gruppo che nel calcio è ancora alla caccia della prima vittoria. Se l’Inter è alla seconda stagione della sua era Suning ed è ancora in tempo per raggiungere l’obbiettivo stagionale, lo Jiangsu comprato nel dicembre 2015 aveva subito iniziato bene con un secondo posto nella stagione dei quattro allenatori (uno era Dan Petrescu), per poi sprofondare l’anno scorso e tentare la risalita con un superstaff, almeno a livello di nomi: Capello a coordinare Zambrotta e Brocchi, più Tancredi come preparatore dei portieri e Ventrone preparatore atletico. Meglio i nomi dei risultati…

La nostra tuttologia non si spinge fino a guardare le partite del campionato cinese, se non quando scommettiamo, ma leggendo le 22 formazioni del Capello cinese si notano frequenti cambi di modulo e i pochi giocatori di qualità (su tutti Alex Teixeira) spostati di continuo. Indicatori di nervosismo, come minimo. L’indisponibilità di Ramires (che mette in una luce diversa la disponibilità di Capello nel prestarlo a Spalletti) ha fatto il resto, poi a quasi 72 anni uno che ha allenato Van Basten, Roberto Carlos, Totti, Buffon e Maldini non può entusiasmarsi guidando Paletta, Sainsbury e Moukandjo in uno stadio semivuoto (in media 22.000 spettatori in un impianto da 62.000), ma va detto che questo lo sapeva bene anche prima di accettare le proposte di Sabatini e Zhang. Nessuno è andato a prelevarlo di forza da Marbella o dagli studi di Fox. Insomma, la ruggine dopo 8 anni da selezionatore, fra Inghilterra e Russia, e 2 da commentatore, si è sentita tutta perché la rosa non è certo da retrocessione, come indicherebbe la posizione in classifica.

Certo è che la Cina non è un posto dove andare a svernare, tipo Qatar, vista la qualità, l’età e le ambizioni degli allenatori dei maggior club: da Cannavaro, che sta facendo benissimo con il Guangzhou Evergrande a Paulo Sousa, da Vitor Pereira a Pellegrini, per non parlare di Manzano e Paulo Bento, la Superleague è piena di tecnici che non sfigurerebbero nella nostra serie A. Gli unici con una logica capelliana, un po’ da fine carriera, ci sembrano i grandi (ma da giocatori) Uli Stielike e Bernd Schuster. Anche fra i giocatori, gli stranieri di serie A (se ne possono schierare massimo tre a partita) non mancano: Lavezzi, Pato, Guarin, Hulk, Witsel, Mascherano… E adesso? Come allenatore Capello ha già abbondantemente dato, ma l’esperienza da dirigente, la conoscenza del calcio internazionale la cultura generale nettamente superiore alla media dell’uomo di calcio farebbero di lui un eccellente presidente della FIGC. Soluzione forse troppo logica per diventare vera, visto che aziendalista non significa burattino.

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