Basket

I peggiori Lakers della nostra vita

Stefano Olivari 17/04/2014

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Ci pregiamo di avere seguito, poche ore dopo la serata di Eurolega a pochi passi da uno vero, verissimo, come Shimon Mizrahi, una partita fintissima come quella che ha chiuso la stagione dei Lakers. Una vittoria contro mezzi Spurs, con meste interviste di commiato di Mike D’Antoni. Al di là di un anno ancora di contratto, a 4 milioni di dollari, della buona considerazione umana di cui gode nell’ambiente e e della non ostilità di Kobe, l’avventura quasi biennale di D’Antoni alla guida dei Lakers dovrebbe essere finita qui. Con mille giustificazioni, per la stagione peggiore (non statisticamente, ma come tutto) nella storia della franchigia, dagli infortuni di Bryant (6 partite giocate) e Nash (15) al piccolo cabotaggio di Gasol (le vertigini di fine stagione un colpo di classe), con l’ombra di Phil Jackson sempre presente anche dopo che è andato a dirigere i Knicks. Dopo un 27-55 e i playoff mancati per la seconda volta (l’ultima fu nel 2004-05,  con Rudy Tomjanovich prima e Frank Hamblen poi in panchina, la penultima con addirittura Magic come allenatore) negli ultimi 38 anni il peggio è che il contratto di Bryant, 24 milioni e rotti a stagione fino al 2016, condizionerà non tanto il discorso salary cap ma la propensione di una stella a trasferirsi ai Lakers, dopo l’esperienza fatta da Howard lo scorso anno e fallita anche per colpa di D’Antoni. Onestamente la NBA non è piena di LeBron James ma nemmeno di Carmelo Anthony desiderosi di fare da valletti a un giocatore egoista e logoro, anche se tornerà ad alti livelli dopo la controversa terapia a cui si è sottoposto a Dusseldorf (la Orthokine: in pratica, banalizziamo, il proprio sangue usato come anti-infiammatorio). In più ‘Barbara’ e ‘Mao’ Buss non hanno le idee chiare nemmeno sull’assetto dirigenziale. Essendo contrattualmente impossibile l’arrivo di un Thohir (curiosità: il suo storico collaboratore Anthony Macri da poco lavora ai Memphis Grizzlies) che mandi Bryant a inaugurare il Lakers Club Kurt Rambis di Mariano Comense, forse solo il ritorno di Jerry West (ora consulente agli Warriors), potrebbe far dimenticare i peggiori, in rapporto ai nomi e alle aspettative, Lakers della nostra vita.

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