Basket

I mitici italiani di una volta

Stefano Olivari 07/10/2011

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Fra ingaggi di breve periodo e breve respiro la stagione italiana è iniziata sabato scorso con una Supercoppa brutta, sporca e cattiva: sport vero con vittoria della squadra più forte. Invece di farne la cronaca fuori tempo massimo, troviamo interessante sottolineare l’apporto degli italiani alla causa proprio alla vigilia dell’inizio della serie A. Nullo, in una parola.
Fra i vincitori di Siena impalpabili, anche per il minutaggio, Carraretto, distrutto dal disastroso Europeo suo e dei compagni (ma soprattutto del loro allenatore) e Ress, mai in partita Michelori, privo di qualsiasi identità tecnica Arador:i che ha solo 23 anni ma sembra un lontano parente di quello della seconda stagione a Biella.  Fra gli sconfitti di Cantù la considerazione è ancora più antipatica, perché scegliendo una regia italiana Trinchieri ha fatto in estate una scommessa fortissima. Ebbene, Cinciarini ha perso palla o fatto scelte sbagliate praticamente ogni volta in cui McCalebb gli ha messo pressione, mentre Basile al momento è purtroppo un grande ex (come Marconato, del resto): con la personalità che ha e rendendo meno ignorante il tiro potrà dimenticare l’anno praticamente fermo a Barcellona, certo è che nel presente un po’ si trascina. Non è comunque mai stato un regista (premuta la modalità ‘bar’), né mai lo sarà. E’ bene ricordarsi tutto questo, quando si sente l’associazione giocatori pretendere al massimo cinque ‘stranieri’ (comprendendo in questa definizione extracomunitari, comunitari, passaportati e italiani non di formazione), senza fare paragoni con il mitico ‘basket di una volta’. E’ vero che gli italiani sembravano più forti perché giocavano in sostanza contro altri italiani, ma questa banale contabilità non spiega come mai quelle squadre dominassero anche in Europa e anche contro avversarie che schieravano americani.

Stefano Olivari 
(7 ottobre 2011)

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