Basket

I giudici di Siena

Oscar Eleni 06/03/2010

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di Oscar Eleni

Zitta cicala, il vecchio buffone è qui intorno. Succede sempre quando le cose vanno proprio male e l’uscita di Siena dall’Eurolega ci ha fatto sentire tutte le cicale del mondo, pur sapendo che intorno c’erano giudici non immacolati, dal calcio allo sci facciano attenzione al mondo, pronti a sparare su quello che resta del basket italiano.

Insomma siamo nella fase del povero Allen Iverson, asso della NBA, almeno per molti che amano esaltare i fenomeni dell’uno contro cinque che amano soltanto il loro ego, un tipo difficile da gestire come direbbero le sue ultime squadre, ma anche a Filadelfia non sono teneri, un uomo turbato come giura la moglie che ora vuole il divorzio, i figli e, ovviamente, gli alimenti. Per l’Italia dei canestri che vive l’incubo di nuove formule nei campionati andando dietro alle fantasie malate di chi non ha mai respirato l’aria del grande evento, questa crisi è durissima da sopportare perché se cade la migliore, se non va avanti una squadra che domina da quattro anni, allora le altre cosa sono in realtà? Eccoci alla nuvola sul mar Nero, tutti a cercare spiegazioni che certo esistono perché Pianigiani sapeva di poter risparmiare i migliori per le volate vere, quelle giuste, tutti a puntare il dito su questo campo arido che non produce quasi più niente a livello giocatori. Pensieri da pulci nel grande teritorio dei rimpianti e Varese trema più di tutti perché sente tamburi lontani di vecchie lenze che portano sponsorizzazioni immaginarie, perché non trova nei giovani della sua scuola la spinta giusta, perché sa che Ferrara potrebbe anche fare il colpo salvezza contro la Siena desolata e Avellino ha fame di vendette e riscatti. Cantù non vede il burrone, ma sente la sfiducia montante e a Teramo misurerà le sue ferite recenti con quelle della Tercas che è nelle stesse condizioni della Cimberio, cantante calva sul sentiero che porta verso le rocce e mondi in felici dove potresti incontrare anche Papalia.
Oscar Eleni

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