Basket
I girasoli di via Dezza
Oscar Eleni 01/12/2025

Oscar Eleni in fuga dal canyon colorato delle antilopi in Arizona per accarezzare la superluna fredda in arrivo il 5 dicembre, godendosela, come quella del castoro, dal campo del girasole in via Dezza a Milano , la strada doveva viveva Mario Borella, maestro per generazioni di cestisti nella città con scarpette rosse, per il Leone XIII e la Canottieri. Un’oasi dove si gioca a basket, un cenacolo, profanato dalla cattiveria di chi ha strappato il girasole lasciato nel ricordo di Alessandro Meszely, quindicenne tradito dal suo cuore. Quel girasole lo aveva rimesso la madre dandogli voce contro il barbaro che lo aveva buttato via: “Non strapparmi. Non mi sono più rialzato dopo essere caduto in questo campo”.
Ritrovando la musica nel cuore di un tempo Milano, quella che piaceva ad Ornella Vanoni, quella che andava ad applaudire Pietrangeli anche amando tanto Gardini, il nostro tennista dal braccio d’oro che se ne è andato e ora starà cercando l’amata Lea Pericoli sulla terra rossa del paradiso dove i grandi dello sport cantano e litigano, si è ribellata. Il piccolo mondo antico del basket ha riempito di girasoli l’arena del dolore e la processione è stata guidata da Sandro Gamba che con il signor Borella ha cominciato il suo viaggio, voce ancora tonante a quasi 94 anni per ricordare tante storie di quel campetto. Con lui il basket grande di ieri, rappresentato da Marzorati e Menghin, uomini straordinari per tempi meravigliosi, dal Peterson luce infinita nel dopo Rubini, e poi da quello di oggi con in testa il Pessina diventato anche voce televisiva, Poeta che ha preso il posto di Ettore Messina all’Armani. Girasoli dall’Olimpia nel messaggio del capitano Pippo Ricci, dall’Urania, dalle società femminili del Geas, del Sanga e delle Stars, dalla Big Crew. Sarà per sempre il campo del girasole quello dove Laura e Giorgio, i genitori di Alessandro, cercheranno di battere almeno il dolore.
Momento per dimenticare i finti tavoli della pace, per non cadere nella trappola che ogni volta manda nei matti i tifosi della Ferrari già in lacrime dopo la prima prova. Cercando di capire se davvero sarà la legionella a distruggere uno dei cerchi della prossima olimpiade invernale se il contagio, come dice qualcuno, comincia proprio negli alberghi, perdendo forza sulle strade mai finite che portano verso Cortina, nei giorni in cui le nostre grandi sciatrici sono alla ricerca di muscoli perduti e di sollievo per ossa fratturate, mentre le ragazze del biathlon e i fondisti provano a svegliarci senza incubi, ottimisti come la Battocletti che anche con un secondo posto ad Alcobendas, in Spagna, dove ha vinto la giovane dominatrice della Cinque Mulini, vede un cielo limpido per il prossimo cross europeo.
Il bagno nell’ottimismo finisce vedendo la faccia di Gattuso sulle tribune delle povere creature del calcio che assomigliano, purtroppo, a quelle del basket anche se la Nazionale di Banchi, dopo l’inferno di Tortona e gli schiaffi dell’Islanda, è tornata ad abbracciarsi mentre la gente di Klaipeda piangeva per la Lituania folle che aveva vinto in Gran Bretagna rimontando 10 punti nei 10 secondi finali con la mano santa di Sargiunas, lo stesso che aveva messo dietro per 10 punti la banda di Luca Banchi capace di uscire dalla nebbia rilanciando persino il Mannion rimasto in panchina nelle ultime uscire dell’Armani dei troppi lungodegenti.
Con queste povere creature vorremmo trovare un posto ai prossimi mondiali del calcio, fingendo di credere a Petrucci quando giura di aver visto tanti nuovi talenti nell’Italia dei canestri. Vero che a queste finestre sul baratro facciamo affacciare soltanto chi non è “spremuto” dall’Eurolega, sapendo che il meglio, almeno fino a ieri, è il Fontecchio rimasto però in panchina per la prima volta dopo tanto tempo a Miami, mentre il veterano Gallinari resta in Portorico o magari Los Angeles, anche dopo aver lanciato uno strano messaggio a Milano chiedendo a Poeta di fare il primo passo per riunire la famiglia sotto le insegne dell’Armani.
Giorni confusi dove allenatori famosi, tipo Messina e Obradovic, hanno lasciato le arene dove hanno vinto tanto, dove sono sul rogo uomini di qualità come Kokoskov, appena silurato dall’Efes di calamita Larkin, o magari Herbert, mago per la Germania arrivata ai massimi livelli in Europa e nel mondiale, con tanti giocatori regalati persino alla NBA, messo ai margini dal Bayern. Una tempesta che ha scatenato quelli del calcio fermi a pochi esoneri in giorni torbidi come dicono alla Rimini radiata, come pensano a Trapani se Antonini dovesse lasciare il football prima del basket che adesso viaggia con 5 punti di penalizzazione. Fra le macerie andiamo alle pagelle.
10 Al GIRASOLE, il campetto che la Milano vera, non soltanto dello sport, ha dedicato ad un quindicenne che su quel cemento sentì fermarsi il cuore. Canestri di via Dezza non distanti dalla casa del maestro Mario BORELLA che meriterebbe anche il suo nome su quel fiore.
9 Al PROCIDA uscito dalla bolla Real Madrid con le piume arruffate, rinato, ma troppo solo, contro l’Islanda, bravissimo nella rimonta contro i lituani e pronto, speriamo, per non guardare più dalla panchina, o, dalla tribuna, la squadra di Scariolo.
8 A GAMBA, MENEGHIN e MARZORATI in testa al corteo per portare i fiori al campo di via Dezza. Un basket che ha dentro qualcosa, come direbbero RICCI o PESSINA, che non ascolta i barbari e non vorrebbe più ascoltare gli agenti incantatori.
7 A MANNION che forse ha ritrovato a Klaipeda qualcosa , a SUIGO giovane di 2 metri 22 che forse sarà l’unicorno che ci manca.
6 A Luca BANCHI per la prima vittoria con la Nazionale, nella speranza che dopo aver abbracciato tutti dica anche la verità a questo basket sempre in folle, a colleghi sempre nascosti dietro il mercenario di turno che ai giovani della nostra scuola organizzano solo viaggi per andare all’estero, a giocare con gli altri.
5 Al geniale BONAGA, virtussino doc, se dovesse sentirsi solo per aver dato a Messina gli onori che meritava. Chi accusa ETTORRE di aver preso la decisione in ritardo dovrebbe dire che anche molti altri avrebbero dovuto andarsene, in attesa di conoscere le terapie per troppi lungodegenti in pensione ben pagata.
4 Ai giocatori del PARTIZAN Belgrado che hanno tradito OBRADOVIC il grande, a quelli dell’EFES che hanno fatto fuori un allenatore di qualità come KOKOSKOV e a quelli del BAYERN che stanno tradendo HERBERT. Stesso voto ai dirigenti che hanno non li hanno protetti.
3 A PETRUCELLI, uno dei migliori a Klaipeda, ma pure a Tortona, se alla prossima convocazione non chiederà di essere trattato da vero azzurro e non soltanto come ripiego. Se lo merita.
2 Ai GIOVANI, di cui parla spesso anche il presidente PETRUCCI, se non faranno di tutto per conquistarsi spazio anche nei club. Certo che abbiamo qualche buon talento, ma serve lavoro duro in palestra, meglio un terzo tempo della rumba e del gin tonic.
1 Ad Amedeo DELLA VALLE se riuscirà a spiegare l’orribile settimana dopo la convocazione: se pensava di far pentire chi non lo ha convocato prima in Nazionale ha sicuramente fallito e non poteva certo essere il pubblico di Tortona a scaldare l’ambiente che lui gelava con poca difesa e attacco senza mira. Speriamo ritrovi subito la strada che al momento tiene BRESCIA in testa alla classifica.
0 AI 92 ragazzi di scuola italiana che adesso cercano gloria e dollari nelle università americane. Come direbbero gli agenti della serie televisiva sul cinema non saranno certo quelli della NBA a garantirci un futuro migliore, anche se la scuola sarà buona e, forse, la NAZIONALE non avrà più bisogno delle conversioni dei DI VINCENZO per tornare almeno a livelli delle ultime medaglie, era il 2004. I club, con tanti stranieri, ad esempio, sono fuori dai premi ormai da tantissimi anni.


