Tennis

High potential Visa e Sinner

Stefano Olivari 18/05/2022

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Secondo chi si interessa di tennis, o di qualsiasi altra cosa, solo quando c’è l’italiano che vince, Jannik Sinner sarebbe in crisi perché ultimamente ha perso con Zverev e straperso con Auger Aliassime e Tsitsipas. È soltanto il numero 12 del mondo nella sua professione… Ci è venuto immediato il paragone con le università italiane, nessuna delle quali fa parte delle 37 considerate di eccellenza dal Regno Unito e i cui laureati possono con il cosiddetto ‘High potential Visa’ entrare nello UK post Brexit anche senza contratti, sponsor, minimi, eccetera.

In altre parole, più che discutere Sinner dovremmo chiederci perché nessuna delle nostre università, nemmeno quelle che si ritengono fra le migliori del mondo (stesso discorso di arbitri e allenatori), sia fra queste 37. Dove non ci sono (questo il link al sito del governo di Boris Johnson, con l’elenco completo) soltanto realtà statunitensi, come pensavamo (Yale, Harvard, Princeton, e così via, ovviamente ci sono), ma anche 13 università dove gli insegnamenti non avvengono in inglese: due svizzere, due di Hong Kong, due giapponesi, due di Singapore, due cinesi, una svedese, una francese e una tedesca.

Magari le valutazioni sono sbagliate, non è che da provinciali dobbiamo prendere per buono tutto ciò che viene dai leader culturali del mondo, però è certa l’idea di base: quella di attrarre in Inghilterra soltanto un’immigrazione di alto livello, per lo meno di grande potenziale. Gli altri in Ruanda, e non per modo di dire. Un’idea secondo noi giusta, ma che espressa in Italia sembrerebbe qualcosa di eversivo. Ma come, uno stato che osa fare gli interessi dei propri cittadini? Intanto l’1% reale di popolazione britannica che era pro Brexit (poi diventato il 51,9% grazie agli hacker russi, respinti però poi dai sistemi informatici dell’Eurovision Song Contest) è contento. E le università italiane continuano a credersi meglio di quella venduta da Iervolino.

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