Basket
Gli anni di Sugar Ray
Oscar Eleni 17/11/2025

Oscar Eleni sui prati di Lillehammer fra amici che avevamo lasciato in lacrime nel 1994 dove nelle Olimpiadi invernali l’Italia festeggiava medaglie importanti con Deborah Compagnoni, la Di Centa, si prendeva il quarto posto nel medagliere e nell’ultima giornata rubava il sorriso, la parola, persino al re Harald mentre la staffetta sugli sci sottili, quella lanciata da ALBARELLO, tenuta al vertice nella foresta dal grillo DE ZOLT, portata nel bosco felice da VANZETTA, lanciava nella frazione finale il FAUNER meraviglioso, capace di battere il Daehlie padrone della neve facendo cadere il cielo sui 150 mila che in quel giorno erano sicuri di non avere avversari. In quel silenzio noi italiani facevamo festa. Dispiaceva vedere la gente piangere e il re Harald circondato dalla tristezza, ma noi abbracciati al VANOI scoprivamo che i maestri dello sport erano davvero più importanti dei falsi ministeri.
Per questo siamo tornati nella birreria degli scontenti nel giorno in cui sono stati i norvegesi a zittire uno stadio, una Nazione, ridicolizzando l’Italietta del pallone nel tempio sconsacrato di San Siro che secondo i padroni stranieri di inter e Milan deve essere raso al suolo, magari triturando anche la lapide per il Peppino Meazza a cui era stata dedicata quell’arena infernale. Per costruire lo stadio nuovo si dovrà aspettare il 2027, ma ci sarà tutto per divertirsi ancora, persino un albergo, un supermercato, forse qualche albero, nella speranza che il futuro porti anche qualche buon calciatore perché al momento abbiamo soltanto gente che se la tira in faccia, che non sa più difendere. Certo che conosciamo i colpevoli e non sono certo i poveracci, si fa per dire, considerando gli stipendi, che hanno scelto di soffrire dirigendo la Nazionale meno amata dagli italiani, quella fischiata in Moldova dove c’era anche chi le augurava la morte, quella insultata giustamente a San Siro quando si è calata le braghette nel secondo tempo, appena i norvegesi hanno smesso di sentirsi in vacanza, già sicuri del primo posto e della qualificazione al Mondiale americano.
Pazienza, ci dicono gli amici sulla paseggiata di Storgata, portate una birra e un fiore al Gattuso costretto a litigare anche con il presidente del Senato che pensavamo impegnato in cose più serie. Ma così va la vita, come dice il geniale regista Milani, come si capisce ascoltando i messaggi di chi governa, come vorrebbe il Gattuso avvilito e mortificato davanti a chi sognava addirittura un nove a zero per andare in testa alla classifica.
La Bologna in lacrime per il nostro amato Sugar Richardson, però, reagisce alla grande e sul lutto nazionale di chi pensa al calcio come religione, nel giorno dove fortunatamente l’orda dei nuovi tennisti, dal ricco al povero, si capisce, porta in giro l’effige di santo Sinner, tornato numero uno, con, beato lui, 5 milioni di euro in più nel portafoglio, ricorda a Ringhio il grande Petisso Pesaola che, dopo una partita perduta, un prevedibile passeggiata da sboroni se alla vigilia si pensava di poter vincere largamente, giustificò così il 4 a 0 subito: “Volevamo andare all’attacco, ma ci hanno rubato la idea.”
Lasciamo perdere, nella giornata delle vendette e delle concomitanze letali che hanno danneggiato gli ascolti televisivi di certi programmi messi in concorrenza con la diretta del calcio, subito dopo quella con il tennis da Torino. La beffa di San Siro, il trionfo sotto la Mole, mentre altrove contavano gli spettatori perduti, anche se Milano in quattro giornate ha portato al Forum i 12000 record per la pallavolo, prima e dopo gli oltre 10 mila per il basket dell’Armani di cristallo che anche perdendo due vasi al giorno si è battuta, almeno fino a quando, sfinita, si è trovata davanti Gelsomino Repesa. Il grande allenatore che non ha mai digerito di aver perso il posto nella casa di re Giorgio dopo aver vinto scudetto e coppe, dopo aver lanciato anche a Milano, come aveva fatto alla Fortitudo, giovani talenti tipo Fontecchio o Abass, per colpa di chi invece che alla squadra pensava soltanto a se stesso. Repesa e Trapani all’assalto del sistema, anche partendo da meno quattro in classifica per pasticci fiscali e questa volta Repesa se ne è andato dopo aver vinto u ‘altra volata, ma senza bisogno della prova televisiva come successe quando con la Fortitudo ammutolì Milano con il tiro sulla sirena che valse lo scudetto per Seragnoli e i suoi pirati dove si divertiva Gianluca Basile, oggi re contadino, felice lontano dal basket dove ha vinto tanto e fratto cose meravigliose.
Augurandoci che ci sia un “Domenicale” anche per lui come quello messo insieme dai Visionari in campana per Sugar Richardson, il nostro cosmo che sarà sempre sul comò quando ricorderemo il basket che divertiva davvero, il mondo dove lo zucchero nel caffè te lo metteva questo talento come disse Lucio Dalla immortalandolo in una delle sue stupende invenzioni musicali.
Domenica con tante collisioni e il nervoso di dover scegliere, senza avere la fortuna di Fazio che il Sinner vincitore se lo è trovato in diretta su Rai Tre mentre cercava di spiegarci il “Tempo che fa “, con la certezza che sarà sempre più nuvoloso in mezzo a questi dottor Stranamore che non vedono l’ora di schiacciare il pulsante per la bomba fine di mondo che salverà soltanto i ladruncoli del sistema impegnati ad evadere, alla ricerca del rifugio antiatomico dove trasportare i loro averi, quelli trafugati o trovati per caso, senza sentirci consolati se nel cataclisma se ne andranno quelli che per divertimento andavano a fare i cecchini dove se uccidevi un bambino o una donna avevi un premio più alto. Certo in un mondo del genere non si dovrebbe vivere, ma lo dicevamo anche ai tempi in cui ti portavano nei campi di sterminio e non certo per fare una gita, ma soltanto per la tua religione, razza, tendenza, Ottant’anni dopo abbiamo deciso che è venuta l’ora di fondere tutto in un bel fungo atomico e nessuno se ne preoccupa, si litiga su finanziarie astruse litigando sulla telefonata da fare per avere un bel pranzo e il mangiare per Dudù.
Ciao core, ciao a chi crede do potersi divertire ancora un po’ col pallone, rotondo, ovale, non importa, con una rete in mezzo al campo o con i canestri a fine viaggio, con le porte grandi grandi almeno fino a quando qualcuno con i nervi fuori posto va a sbagliare un rigore. Visto che l’abbiamo presa da lontano andiamo subito alle pagelle del basket per poter rispondere agli amici che chiamano, a chi ci prepara il pranzo, a chi ci vorrebbe per strada anche se facciamo fatica a stare in piedi.
10 A Sugar RAY RICHARDSON, se avrà la pazienza di aspettarci nel posto giusto, inferno o paradiso faccia lei, perché vorremmo davvero rivederlo nel faccia a faccia con Ciccio Cantergiani, nell’uno contro uno al centro di “Vale tutto” la storia raccontata dall’ amico Sani e ricordata dal professor BONAGA mentre squalifica giustamente certe bestie da parquet.
9 A Gianluca BASILE, gloria Fortitudo, principe della zolla come lo chiamava TANJEVIC, che amava il suo modo di essere nella vita e sul campo, anche quando faceva il bandito insieme ad Andrea Meneghin per dare luce alla Nazionale che poi vinse l’Europeo a Parigi. Ha confessato che preferisce la fatica nei campi al basket di oggi. Ha ragione, ma continui con le sue belle interviste e vada a cercare il cuore del basket di oggi, piccolo, magari, ma sempre cuore da accarezzare trovando una risposta per quella Olimpiade australiana sprecata nello stupore del villaggio nel 2000.
8 Ai MILLE tifosi di TRAPANI che al Forum si sono goduti un’altra festa portando in trionfo il NOTAE re della partita che guadagnava punti sui troppi errori dell’Armani sfiancata, alla quarta partita in pochi giorni, in settimane dove il medico ne ricovera due dopo ogni fatica.
7 Alla VARESE ritrovata nella sfida classica con la CANTÙ che in trasferta perde le piume e la mira. Bel colpo per respirare un po’ dopo aver sfiorato vittorie anche se il calendario era perfido.
6 A BRESCIA e TORTONA, a COTELLI e FIORETTI perché ogni volta ci stupiscono. Certo avere DELLA VALLE e HICKEY conta molto, ma conta molto anche saper fare squadra intorno a giocatori speciali.
5 A Peppe POETA per non aver convinto MESSINA a starsene ancora un po’ a letto perché sicuramente gli avrebbe dato una squadra sfinita. Bravo a pilotare la barca in coppa anche in mezzo ai mugugni, bravissimo a stendere l’Olympiacos, a nascondere i peccati nella vittoria con l’ASVEL.
4 A CREMONA e al bravissimo BROTTO perché quando cominciavamo a credere che la miccia fosse troppo corte ha trovato la fantasia per andare oltre i 100 punti dimostrando, ancora una volta, che faremmo bene ad andare per campi con BASILE.
3 A UDINE e REGGIO EMILIA se daranno la colpa ad allenatori che hanno lavorato bene per tanto tempo e adesso scoprono di avere giocatori non adatti alla massima serie come in Friuli, o distratti dal pettegolezzo, come fra gli “arzan” teste quadre.
2 Al caro presidente PETRUCCI convinto che la NBA, in versione colonizzatrice più che divulgatrice, sarà un beneficio per il basket europeo che al momento, comunque, ha mandato oltre Oceano gente che, magari nella partita stelle NBA e Resto del Mondo potrebbe stupire e magari vincere la partita spettacolo di mezza stagione dove anche i nostri telecronisti non parlano di sfortuna se un tiro mal fatto sbatte sui ferri, entra ed esce dal canestro.
1 Alle CONCOMITANZE, una vera malvagità anche se poi basket, tennis, rugby, pallavolo e calcio sembrano fare gli stessi buoni incassi. Egoisticamente dico all’amico BODIROGA e a chi fa i calendari nell’EUROLEGA che Milano e Bologna non possono giocare alla stessa ora.
0 Alle AZZURRE di CAPOBIANCO che dopo il capolavoro del successo sulla SPAGNA, avversaria che non battevamo da anni, hanno permesso alle francesi di vendicare la beffa europea. Peccato, ma il viaggio appena iniziato dice che nella femminile andiamo meglio che nella maschile dove BANCHI sogna, ma poi si sveglia e si domanda “perché io Signore?”


