Calcio

Fratelli d’Italia?

Stefano Olivari 08/02/2010

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di Stefano Olivari

Cosa rimarrà di questi, purtroppo dovremmo dire quegli, anni Ottanta? Di sicuro la prima e unica generazione che non ha dato lezioni di vita alle precedenti e a quelle seguenti. E dell’ultimo fine settimana di calcio italiano?
Otto arrestati a Udine per scontri prima della partita (tutti napoletani), cinque a margine di Fiorentina-Roma (quattro viola e un giallorosso), uno per Lazio-Catania (un genio del petardo), sei a Vicenza (tutti della Reggina, per una rissa scoppiata al loro interno). E poi il presidente del Taurisano (Puglia, Eccellenza) all’ospedale dopo una rissa fra calciatori e di dirigenti di Taurisano e Molfetta. Tocco di classe a Rimini, dove davanti alla sede della società i dirigenti hanno trovato la testa di un maiale (augurabile la stessa morte a chi l’ha messa). Citiamo a memoria: chissà quanti altri fatti, o cori, o striscioni idioti, ci stiamo dimenticando. La soluzione secondo l’ideologia anni Ottanta? Quindi senza pistolotti moraleggianti e senza schedature…Trovata: ognuno se ne stia a casa propria davanti a Sky, fare mille chilometri in un giorno per vedere male una partita nel 2010 è inconcepibile. Stare vicini ai ‘ragazzi’ (che se ne sbattono e ridono di voi/noi, fra l’altro) non ha senso. Soluzione ovviamente impraticabile al cento per cento, perché la Costituzione, la libertà, eccetera…Non c’è soluzione, alla fine, quindi cerchiamo di gestire il presente alla meno peggio sperando che nel lungo periodo la pigrizia batta la demenza.
Va anche detto che il povero ruba, mentre il ricco è cleptomane. Insomma, in molti campi la reputazione e la buona stampa contano più dei fatti. Per questo la morte di un tifoso del Blackburn al Britannia Stadium, per lesioni cerebrali dovute a un colpo (mentre scriviamo è ancora ignoto l’autore: non sembra comunque che provenisse dalla tifoseria organizzata dello Stoke City) non ha ispirato processi mediatici. Un napoletano morto in queste circostanze a Udine o un friulano al San Paolo cosa avrebbe scatenato?

Ci viene quindi in mente un libro consigliato dall’amico Andrea Ferrari, che si legge veramente in scioltezza: non è necessariamente una qualità, però aiuta ad arrivare alla fine. Si intitola ‘Fratelli d’Italia?’ (Battello, Trieste), l’autore è anonimo ma è probabile che sia Davide Corritore (imprenditore e politico, nel PD). Per farla breve, la storia è ambientata nel 2013 quando a Wembley due amici si trovano per vedere Italia-Inghilterra e analizzano la rivoluzione italiana degli anni precedenti secondo gli schemi della storia contro-fattuale (Fatherland di Robert Harris per noi petersonianamente numero uno). La cause della disgregazione italiana sono molteplici e vengono tutte elencate, ma qualsiasi rivoluzione o secessione ha bisogno di un grande evento simbolico. Brutalmente, ha bisogno del morto.
E il Veneto lo trova in occasione di un Catania-Chievo: dopo un rigore dubbio realizzato da Pellissier gli ultras del Catania sfondano lo sbarramento dei poliziotti ed entrano nel settore dei tifosi veronesi, facendo un macello. Una quantità enorme di feriti, anche catanesi, ma sei morti: tutti veneti. Fra questi un bambino di dieci anni e i suoi genitori. Il funerale, con le salme a percorrere tutto il corso del Piave da Belluno in giù, raggiungono la laguna di Venezia, fa sosta in piazza San Marco, arriva alle foci dell’Adige e lo risale fino alle sorgenti. Il tutto fra ali di folla silenziosa da funerale di Michael Jackson. O da Giro d’Italia, ci verrebbe da dire se non fosse che questa tragedia segna l’inizio della parte operativa della secessione-federalismo del Veneto, seguita di lì a poco da quella di tutte le altre regioni d’Italia. E’ un romanzo, sia pure pieno di riferimenti reali. La realtà è che il calcio in Italia va al di là del rigore negato o del complotto, tocca corde di cui anche la parte peggiore di noi ha paura.
stefano@indiscreto.it

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