Tennis

Fognini e Caruso, culo e classe

Indiscreto 11/02/2021

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Fabio Fognini ha battuto Salvatore Caruso al tie break del quinto set, nel secondo turno degli Australian Open 2021, dopo una partita che per una volta non è esagerato definire battaglia, viste certe parole (“Hai avuto culo”) pronunciante durante e soprattutto dopo. Con il video del litigio tra Fognini e Caruso che per una volta ha fatto parlare di tennis fuori dal circuito di appassionati e scommettitori (noi avevamo Fognini a 1,51, quota comunque assurda). Siccome queste parole le ha pronunciate Fognini e non Andrea Agnelli i giornalisti sportivi possono dire e scrivere che si è trattato di un comportamento pessimo, al netto di una trance agonistica che valeva anche per Caruso, vicino ad un altro terzo turno di Slam dopo quelli al Roland Garros 2019 (battuto da Djokovic) e a Flushing Meadows 2020 (massacrato da Rublev).

Parole del tutto ingiustificate, come se prendere le righe fosse una rarità nel tennis, perché in fondo per Fognini il problema non è stato l’atteggiamento di Caruso ma il fatto che qualche colpo sia stato fortunato. Insomma, una stizza del tutto senza senso, con il giocatore siciliano che si è sforzato di rimanere nei binari dell’educazione e Fognini che continuava a provocare uno che aveva appena perso e che comunque si stava facendo i fatti suoi. Chi va a provocare gli sconfitti evidentemente non ha mai preso una sberla in vita sua.

Fra i due, 17 del mondo Fognini e 78 Caruso, non c’erano precedenti in campo e, andando a memoria, nemmeno a parole, quindi tutto si è sviluppato nei cinque set (abbiamo retto per tre) di Melbourne. Mai vista una cosa del genere, tanto più nel tennis, in assenza di rivalità e antipatie nate nel passato. Tutto questo al di là del fatto che nel tennis, e ancora di più nell’era della tecnologia, il culo davvero non esista: è lo sport più onesto e duro del mondo, ha qualche difetto ma certo non quello di far vincere i peggiori. Chiudiamo con la citazione d’obbligo, “Il suo è culo, la mia è classe, caro il mio coglionazzo”, dell’immortale conte Catellani.

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