Calcio

Fine degli stimoli

Stefano Olivari 07/05/2009

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Orecchiato stamattina lo sfogo di un medio dirigente di una media società, che una volta tanto non si lamentava per rigori negati o per la ripartizione dei diritti televisivi. Il problema che sta turbando i sonni di alcuni club calcistici italiani, medi ma soprattutto grandi, si chiama segreto bancario. Da Obama a Tremonti un certo clima è cambiato, e non è un mistero (tranne che per i giornali finanziari, che ne stanno scrivendo pochissimo) che in estate potrebbero esserci enormi novità dalla Svizzera. Più concretamente in queste settimane stanno scappando dalla Confederazione, con escamotage anti-tracciabilità artigianali (polizze vita e cose del genere) ma anche sofisticati, gli evasori ed i mafiosi di nazionalità americana (la deadline è luglio). Anche per quelli europei sta tirando una brutta aria. La differenza è che lo ‘scudo’ americano toglierà di fatto (ci hanno spiegato il meccanismo dell’imposizione, scusateci se non l’abbiamo capito) ai dichiaranti il 60% del patrimonio nascosto, mentre quello probabile e più conciliante della terra dei cachi molto meno del 10%. Forti dei nostri 4mila euro di giacenza nella banca sotto casa ci interessa sottolineare che questo nuovo clima (che riguarderà anche le isolette spazzatura UK, mentre Austria e Lussemburgo fingono di non capire) sconvolgerà il calciomercato nei paesi più propensi al nero, dove i reati finanziari non suscitano grande riprovazione sociale. Venendo al punto, per i grandi club italiani sarà più difficile acquistare o trattenere i campioni, basandosi solo sulle pur notevoli cifre dei contratti ufficiali. Una sola certezza: la fuga di qualche campione sarà spiegata con la mancanza di stimoli e con la fine di un ciclo.

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