Basket

Fantocci di neve

Oscar Eleni 31/01/2009

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di Oscar Eleni

Fantocci di neve che si sciolgono e bagnano le ali delle anatre mandarine. Bel risveglio, miscuglio di poesia giapponese, senso di fastidio pensando alla reazione di chi aveva temuto davvero che Fabrizio Della Fiori sarebbe stato accompagnatore delle squadre giovanili nei tornei più lunghi, quelli a diaria bilanciata, prendendo paura davanti alle precisazioni di un comunicato federale che in effetti suona strano. Non si voleva portare via la seggiolina, il maglioncino, la tutina, la scarpetta ai nuovi eletti che, come i vecchi, vivono per la trasferta, potendo contare sull’indirizzario più completo per non sprecare il viaggio. Della Fiori, così come Coldebella, che è anche allenatore, ci sembravano scelte giuste, gente che aveva qualcosa da dire ai ragazzi pronti per mettersi in un mondo nuovo, ma se hanno dovuto precisare che certe scelte riguardano soltanto una piccola manifestazione, una partita o due, allora qualcosa ci mette in sospetto. Colpa della cattiva digestione, dirà qualcuno, nell’età dove anche i capelli d’angelo in brodo diventano pesanti. Non è cosi, chiedete a Luca Dalmonte che giovedì era al Forum e ha visto cose che portano allegria e non cattive digestioni anche nello spettatore professionista anziano, tipo Armani che balla sulla sedia mentre una musica spaccatimpani viene maledetta da chi cerca di fare conversazione con il vicino, tipo il gruppo Pozzecco che si nota subito perché sono sempre baci ed abbracci, tipo il gruppo allenatori con Djordjevic che se la ride, aspettando la grande offerta, e Pillastrini che se la soffre perché quando lo vedono ad Assago poi le prende, tipo con gli agenti e con la gente che va a vedere il basket dell’eurolega, con quelli che gli sussurranno se è davvero sicuro che Bulleri potrebbe dare una mano alla NGC. Accidenti. Mettere in dubbio che un uomo con argento olimpico al collo, con tante medaglie, tante vittorie, possa essere utile ad una squadra che sogna i play off, ma si sente bene anche se vivrà la stagione proprio come succede adesso, con alti da urlo e bassi da lacrimuccia subito nascosta, insomma discutere sul Bullo non ha senso, a meno che non ci si metta a parlare dell’ingaggio. Quello è certamente fuori dal gioco, dalla storia recente della società ed è l’unica cosa che ostacola. Comunque sia, come dice Arrigoni, il ruolo nella NGC è bene coperto se il Binetti, appena arrivato, è già partito verso Brindisi, se pensiamo alle ultime partite vinte. Domani sera avremo la prova di tante cose perché contro Caserta si separeranno i mari in caso di vittoria e si avrà addosso l’onda dolorosa se dovesse andare male. Arriva Fabrizio Frates, è il suo territorio, quel campo che adesso sembra l’isola dove è bello essere imperatori perché se si aspettano altre arene vivremo, come dicono al consiglio superiore della magistratura, con la convinzione che non ci sarà mai un giudizio ed un palazzo perché qui le cause vanno piano piano, come e peggio che in Africa. Frates l’architetto milanese che ha imparato l’arte nel Cantucki, ha viaggiato tanto e vinto spesso, anche se gli resta forse il rimpianto di non aver costruito tutta in Brianza la sua carriera, la sua storia, perché magari sarebbe ancora a fare l’assistente di Recalcati in Nazionale, bloccando i maligni che nell’ultima estate si domandavano perché con tanti allenatori di serie A disoccupati il commissario tecnico era andato a scegliere in categorie diverse, non diciamo inferiori, perché stimiamo tutti gli allenatori che soffrono con le lezioni di aggiornamento e i punteggi che fanno carriera, ma una cosa è aver vissuto la massima serie, un‘altra averla soltanto vista. Frates contro Dalmonte, due scuole di pensiero diverse, ma due peperini buoni da mettere sullo stufato di una giornata dove qualcuno aspetta di sentire la campana di Treviso per scoprire se il Montepaschi caduto a Zagabria ha deciso di depurarsi adesso e non in coppa Italia come sognava proprio Cantù.
Oscar Eleni

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