Attualità
Expo 2030, meglio avere perso?
Stefano Olivari 29/11/2023

L’Expo 2030 sarà ospitata da Riad, che nella votazione al Bureau international des expositions ha ottenuto 119 preferenze su 165, contro le 29 di Busan e le 17 di Roma. Proprio la sconfitta italiana ha generato polemiche, per le sue dimensioni e per non averci mai davvero creduto: diversamente non si sarebbero presi come testimonial Bebe Vio, Sabrina Impacciatore e Trudie Styler quando gli arabi avevano Cristiano Ronaldo. Il resto è contorno come le accuse di corruzione, unita a una robusta fornitura di coca e mignotte: considerando quanti grandi eventi, sportivi e non, ha organizzato e organizzerà l’Italia in questi anni sembra quasi un’autoaccusa. Massolo ha fra l’altro parlato di ‘deriva mercantile’, ovviamente senza fare nomi, memorabili rimangono le accuse italiane per Euro 2012 a Polonia e Ucraina. Coca e mignotte sono sempre degli altri.
Veniamo al punto, al di là della brutta figura fatta da Roma (che puntava ad una cinquantina di voti per andare al ballottaggio), con la faccia di Gualtieri ma anche con quella di Sinner, coinvolto in extremis con un videomessaggio artigianale. Domanda semplice: organizzare l’Expo conviene o è una baracconata da arabi? L’arida contabilità di Milano 2015 dice di 2,4 miliardi di soldi pubblici per il sito Expo, a fronte di 21.476.957 di biglietti e circa 700 milioni di euro di incasso (373,3 milioni di euro da biglietti). Certo c’è stato anche l’indotto per albergatori, ristoratori e tassisti, senza contare l’onda lunga di un entusiasmo (forse degli immobiliaristi e dei giornalisti) che avrebbe rilanciato Milano e l’avrebbe resa una meta turistica: insomma, se paghiamo 20 euro una margherita e il tredicenne maghrebino strappa lo zainetto al norvegese che guarda per aria invece che a noi il merito è dell’Expo.
Poi c’è il discorso del prestigio per un paese, non quantificabile ma intuibile. Se a 63 anni di distanza si parla ancora delle Olimpiadi di Roma significa che per certi eventi non ha senso parlare di costi e ricavi. Ma l’Expo fa parte di questi eventi? Cosa rimane del ‘Nutrire il pianeta’ del 2015? Il ‘Di qua o di là’ è quindi soprattutto ideologico, nemmeno politico in senso stretto (fra l’altro a Milano la candidatura partì dalla Moratti e l’Expo si tenne sotto Pisapia, con il maggiore beneficiario diventato poi Sala, mentre a Roma la candidatura era partita nientemeno che da Draghi) e meno che mai finanziario: organizzare l’Expo è un grande obbiettivo? Expo sì o no? Crediamo che la risposta sia trasversale rispetto a destra e sinistra, quindi proponiamo la domanda.
stefano@indiscreto.net